Abituati all’algida razionalità delle sue narrazioni e alla meticolosa precisione dei saggi – che trattino i mestieri del mare o che descrivano dettagliatamente
Libri: Rapporto
padre-figlio, un universo da scandagliare
ANSA-FVG / Spettacoli
Intimista e profondo Se fossi padre di Pietro Spirito
(ANSA) - TRIESTE, 14
NOV - SE FOSSI PADRE; PIETRO SPIRITO; MAURO PAGLIAI EDITORE (Pag.114; euro
9). Abituati all’algida razionalità delle sue narrazioni e alla meticolosa
precisione dei saggi – che trattino i mestieri del mare o che descrivano dettagliatamente
la sua Trieste da un’ottica socio-urbanistica – il Pietro Spirito che torna
nelle librerie sorprende invece per il contenuto intimista. «Se fossi padre»
(Mauro Pagliai Editore) conserva il tono pacato cui ha abituato lo scrittore,
ma stavolta la mitezza, le incertezze e i molti interrogativi tronchi delle
rispettive risposte lasciano intravedere – appena dietro – sentimenti
sconvolgenti, sgomento, a volte inadeguatezza.
L’argomento, d’altronde, il rapporto padre-figlio, se non fosse trattato con
questo approccio avrebbe l’appeal di un sussidiario di biologia, l’effetto
pirotecnico di un manuale di psicologia di mille e più pagine. Invece, i
persistenti silenzi, la frequente ricerca di un senso che si incontrano nei
tredici racconti di cui si compone il libro, avviano lunghi percorsi di riflessione.
Idee, sentimenti che trasmigrano dai protagonisti al lettore nell’itinerario
tutto maschile, forse mai esaurientemente setacciato dalla scienza, a dispetto
degli ampiamente sviscerati complessi di Edipo e di Elettra, della interminabile
letteratura o paraletteratura sulle
dinamiche familiari, sui rapporti di coppia.
Sono tanti i padri tratteggiati da Spirito in questa raccolta: uomini di
intraprendenza, arrendevoli quando il figlio lasciato in un ristorante per il
tempo di un saluto telefonico all’amante non si trova più; adulti follemente
traumatizzati dalla perdita del figlio suicida, fino a seguirne le orme, in una
cornice di incomprensioni. Così come sono tanti i figli: alla ricerca inquieta
di un genitore scomparso; al capezzale del padre celebre ma infedele, in un
ospedale dal quale si domina una Napoli notturna e splendida. Tanti volti e
storie che tuttavia si raggruppano intorno a poche esperienze: la morte, l’amore,
la trasgressione. E poi c’è il reciproco: figli che odiano i padri, figli che
invece vorrebbero seguirne le orme o, almeno, conoscerli. Ma non siamo di
fronte a un razionale catalogo della paternità: si riconosce invece il
tentativo ripetuto di avvicinarsi da diversi punti di vista un argomento difficile.
Lo scrittore non dà risposte ai tanti interrogativi che egli stesso pone, non
distilla gocce di verità, né interpreta o interviene in quanto avviene nelle
famiglie, negli sconnessi sentieri della mente. Disinteresse? Difetto di idee?
No, e nemmeno distacco o strafottenza; piuttosto una obnubilata reazione di
fronte a «quell’immenso mare in tempesta che può unire e dividere padri e
figli». (ANSA).
Data recensione: 14/11/2018
Testata Giornalistica: ANSA Friuli Venezia Giulia
Autore: Francesco De Filippo