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Firenze e Oriana Fallaci a dieci anni dalla morte, avvenuta il 15 settembre 2006. Questo rapporto così controverso, polemico, viscerale, lo racconta Riccardo

Firenze e Oriana Fallaci a dieci anni dalla morte, avvenuta il 15 settembre 2006. Questo rapporto così controverso, polemico, viscerale, lo racconta Riccardo Nencini, oggi viceministro dei Trasporti, segretario nazionale del Psi, in un libro intitolato «Il fuoco dentro» con testimonianze e documenti inediti. Ci sono le carte della Regione, ma anche i ricordi del medico personale e di tutte quelle persone che le sono state accanto fino all’ultimo: dal prefetto Achille Serra fino a monsignor Fisichella. Perfino con Nencini, il politico che più di ogni altro si è battuto per far riconoscere Oriana come una bandiera della cultura toscana nel mondo, il rapporto è stato burrascoso.
«Nel 2002 Oriana Fallaci chiamò il ministro dell’Interno Pisano, il segretario Ds Fassino, il prefetto Serra e anche me che ero presidente del Consiglio regionale – racconta Nencini – Cercava di convincere tutti che il Social Forum non andava fatto perché i black bloc avrebbero trasformato Firenze in un inferno. La telefonata si protrasse per ore. Oriana riattaccò prima di me. La mattina dopo mi richiamò per scusarsi. E mi disse che dal quel momento potevamo darci del tu e chiamarci per nome. Le sue posizioni erano nette. Era stata contraria alla Tenda Somala in piazza San Giovanni, alla pensilina di Isozaki agli Uffizi, all’infibulazione dolce proposta a Careggi da un medico somalo.
I suoi libri, come «La rabbia e l’orgoglio», scavavano solchi. Firenze si divise ancora una volta quando la proposi per una medaglia d’oro. La maggioranza della sinistra era contraria, la destra favorevole. Fra i sostenitori Ferragamo, Mina Gregori, La Nazione e Matteo Renzi che intitolò a Oriana la Sala Stampa della Provincia. Nel 2005 la proposta venne approvata con i voti di Forza Italia e Margherita. Nel 2006 consegnammo la medaglia a Oriana. Era felicissima. Ma la vera riconciliazione non c’è mai stata. Nel testamento aveva stilato la lista di coloro che dovevano andare al funerale. Non più di una decina di persone. Voleva morire nella Torre dei Mannelli, guardando l’Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani comandati dal padre, dirigente di Giustizia e Libertà. Lei, giovanissima staffetta, col soprannome di Emilia, vi portava bombe a mano nascoste nell’insalata. Aveva ricevuto dal generale Alexander una medaglia e voleva i tre colpi di cannone. Desiderava tornare a Viareggio dove aveva trascorso l’infanzia ».
«Credo – conclude – che questo sia l’anno buono per riconciliare Firenze e Oriana. Penso al nome di una strada, di una piazza, a un luogo dove si discute di cultura, come una biblioteca ». Sabato 4 giugno alle 17,30 al Teatro Niccolini, Nencini presenta il libro «Il fuoco dentro» (Mauro Pagliai editore, 176 pagine) con Lucia Annunziata e l’attrice Maria Rosaria Omaggio che ha interpretato Oriana nel film di Waida su Lec Walesa.
Data recensione: 29/05/2016
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Nicola Coccia