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A chiusura delle celebrazioni di Arnolfo di Cambio – che è stato oggetto di vari convegni e mostre documentarie a Roma, a Perugia - Orvieto e a San Giovanni Valdarno tra il 2000 e il

Un artista “internazionale” che coniuga l’antico con il moderno.
Il “magnifico et visibile principio” di Santa Maria del Fiore.
Un percorso consequenziale: Nicola Pisano, Arnolfo e Giotto


[…] A chiusura delle celebrazioni di Arnolfo di Cambio – che è stato oggetto di vari convegni e mostre documentarie a Roma, a Perugia - Orvieto e a San Giovanni Valdarno tra il 2000 e il 2006 –, Firenze si è prodigata per restituire a questa singolare figura di architetto, scultore ed urbanista quel primato sulle arti di cui egli godette in un cinquantennio di intensa attività svolta tra Roma, l’Umbria e la Toscana. Una folta équipe di sponsor – tra cui, determinante, il Gruppo Banca CR di Firenze – ha fornito i mezzi per la realizzazione di questa mostra coraggiosa e dispendiosa. Il ponderoso catalogo della mostra, realizzato in tempi brevi e con la consueta cura da Polistampa, ripropone, con saggi puntuali e anche con stimolanti ipotesi critiche riversate nelle schede, la figura di questo sommo artista famoso ai suoi tempi – al punto da godere dell’esenzione dalle tasse – e successivamente perseguitato da una inspiegabile damnatio memoriae che ha ritardato la chiarificazione di alcuni importanti nodi culturali. Nel corso del xx secolo Arnolfo ha gradatamente riconquistato il ruolo che gli compete tanto da incarnare, agli occhi degli addetti ai lavori, la figura dell’artista internazionale che riesce a far convivere e a coniugare in termini personali le molte istanze della cultura del tempo.
Il catalogo – curato da Enrica Neri Lusanna e corredato da saggi di altri specialisti della materia – presenta anche un sottotitolo alquanto intrigante (Alle origini del Rinascimento fiorentino) che, lungi dall’apparire antistorico, prospetta già di per sé la sostanza dell’opera di Arnolfo, le conquiste più alte e quelle intuizioni che, riprese con rinnovata audacia ed in temperie più favorevoli, hanno appoggiato la rivoluzione pittorica di Giotto e, ad un secolo di distanza, quella di Masaccio. […]
Data recensione: 01/07/2006
Testata Giornalistica: Caffè Michelangiolo
Autore: Piero Pacini