chiudi

In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo, dove tutto si cambia (o quantomeno si baratta), in un mondo in cui il relativismo è totale, una cosa è assoluta

In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo, dove tutto si cambia (o quantomeno si baratta), in un mondo in cui il relativismo è totale, una cosa è assoluta, immutabile: la squadra del cuore. Per lo meno per i fiorentini, e, tra loro, non fa eccezione Massimo Sandrelli, grande giornalista e grande tifoso della Fiorentina, autore del libro Viaggio nella viola, che racconta la storia della squadra toscana dalla fondazione (1926) ai giorni nostri, una storia lunga più di ottant’anni fatta di successi e delusioni, scudetti e fallimenti, grandi difficoltà e grandi campioni. Un racconto particolare, fatto attraverso le parole di persone e personaggi che Sandrelli ha incontrato nel corso della sua vita e della sua carriera.

“La fede calcistica è una scelta fatta in maniera intima, naturale e profonda, quasi inconscia – spiega Sandrelli, raggiunto telefonicamente – "Di solito calcisticamente o si va coi più grandi, o ci si rassegna coi più deboli: noi abbiamo scelto la terza via, stare con la Viola” Insomma, chi nasce a Firenze tifa Fiorentina. “Non siamo migliori, siamo diversi, e non potremmo tifare per un’altra squadra”.

Il forte legame della Fiorentina con la comunità si genera subito, fin dalla nascita, frutto della fusione, fatta durante il fascismo, dei due principali club di calcio, per la creazione di un’unica squadra: “Fu una ’fusione a freddo’, ma magica, la fusione tra una squadra e la città".

Una squadra dal vissuto appassionante, a leggere il libro di Sandrelli, che ha il pregio di avere uno sguardo sinottico, dunque non semplicemente aneddotico o puramente nozionistico, ma completo di tutte le storie (del costume, della cronaca, dell’economia) che s’intrecciano alla storia scritta sui campo di calcio. Il tutto raccontato da Sandrelli con un pizzico di sentimento e ironia, a smussare quella “durezza” che gli hanno sempre attribuito ("Come tutti i fiorentini, sono tifoso, ma critico senza tregua"). Sandrelli racconta infatti di aver incontrato presto la Viola sul suo cammino professionale e di esserne stato sempre un osservatore critico, nonostante la passione per la squadra sia nata prestissimo. “Erano gli anni 50, avevo due anni quando mio padre mi portava agli allenamenti. Era un grande tifoso,  sono stato subito contagiato” – ricorda Sandrelli. Negli anni 50 arriva anche il primo scudetto della Viola "Era un momento luminoso, per la squadra e per la città. C’era un’atmosfera effervescente, di piena ripresa economica e sociale, in cui c’era tanta voglia di giocare, di appassionarsi a qualcosa di bello, dopo la tragedia della guerra. L’industrialeBefani mise insieme una formazione vincente, e lo scudetto arrivò”.

Arrivano gli anni ’60, altro calcio, altro scudetto: “Fu una vittoria quasi goliardica, quella dello scudetto 68-69, un vivaio abile e giovane, integrato con giocatori d’esperienza, stupì tutti. Erano gli anni della contestazione, anni in cui anche il calcio finirà al centro del dibattito, e verrà messo in discussione”.

Con l’arrivo del mitico Antognoni, “l’uomo che gioca guardando le stelle”, la città e la squadra si risvegliano con nuova energia. Anche il giornalismo sportivo cambia: arrivano le emittenti private, cambia il modo di raccontare il calcio, che si arricchisce di voci, diventa meno istituzionale e più diretto nel rapporto con il pubblico. Un esempio su tutti? “Nel mio primo programma, Fuorigioco, mettevo i giocatori in contatto con i tifosi, che potevano intervenire. Ora fa sorridere, ma era una novità assoluta, era il 1976". Negli anni anche Il calcio sta cambiando, attrae i grandi industriali, aumentano gli ingaggi. Dopo Antognoni sarà il Divin Codino, Roberto Baggio ad incarnare l’idolo dei fiorentini. E poi ci saranno Rui Costa, Batistuta e una storica SuperCoppa. Ma la Fiorentina vivrà sulla sua pelle anche il fallimento, la retrocessione in C2, e, ancora una volta, la rinascita, che sancirà per la comunità anche il rinnovo del patto tacito di fedeltà assoluta alla sua squadra. Cambia anche il giornalismo sportivo – spiega Sandrelli – diventa “diffuso”, meno formale e più passionale, a volte “personale”. Peggiora? “È cambiato il mestiere, prima era più credibile, autorevole. Anche troppo, per la verità, si prendeva la cronaca come oro colato, con acriticità” spiega Sandrelli “Ma anche il giornalismo moderno ha le sue pecche, alcuni paradigmi sono saltati, colpa della rapidità, ma anche del concetto di etica più rarefatto. Una volta l’errore sui giornali faceva male, oggi non è più così”.

Nostalgia alla fine di questo lungo viaggio con la Viola? “Nessuna, è stato un percorso introspettivo e al tempo stesso condivisibile da tutti quelli che come me amano la Fiorentina. Alla fine ho guardato con emozione e consapevolezza alla storia della Viola, curioso delle reazioni che avrebbe suscitato, felice di averne fatto parte. E’ stato un bel viaggio”.
Data recensione: 11/12/2014
Testata Giornalistica: Rai Media
Autore: ––