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Ma chi sono questi scrittori dimenticati? Sono narratori eterodossi, irregolari, relegati al dimenticatoio da un critica accademica e da una storiografia letteraria incapaci di comprendere quei fenomeni che esulino dalle loro categorie di riferimento

Ma chi sono questi scrittori dimenticati? Sono narratori eterodossi, irregolari, relegati al dimenticatoio da un critica accademica e da una storiografia letteraria incapaci di comprendere quei fenomeni che esulino dalle loro categorie di riferimento. Sono scrittori – come denunciava anni fa Giuseppe Bonura – che una certa memoria corta che caratterizza il mondo dell’editoria dimentica di valorizzare, magari a tutto vantaggio dell’operina dell’ultim’ora, del’“instant-book” che vende bene ma dura poco, del romanzo dello scrittore giovane che racconta cose attuali ma che non sa scrivere. A volte la ragione di un certo pregiudizio è l’identità cattolica. Proviamo a fare alcuni nomi, che possono valere come suggerimenti per una riscoperta. Giuseppe Papini, con il romanzo di formazione «Un uomo finito» e con la sua ancora bellissima «Storia di Cristo». Cesare Zavattini, grande sceneggiatore del nostro miglior cinema neorealista (dal suo sodalizio con De Sica usciranno capolavori quali «I bambini ci guardano», «Ladri di biciclette», «Miracolo a Milano»), ma prima ancora narratore: ricordiamo il suo romanzo d’esordio, apprezzato persino da Croce, «Parliamo tanto di me». Carlo Cassola, un tempo scrittore molto fortunato , prima che la Neoavanguardia lo accusasse di essere una “Liala”, cioè un narratore corrivo e banale. Non lo è affatto: basterebbe rileggersi il romanzo post-resistenziale «La ragazza di Bube».   
Data recensione: 20/07/2013
Testata Giornalistica: L’Avvenire
Autore: Roberto Carnero