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La parola d’ordine ripetuta nelle nostre istituzioni è: anomalia

La parola d’ordine ripetuta nelle nostre istituzioni è: anomalia. Le norme costituzionali, la stessa prassi, sono sovvertite o aggirate o eluse o ignorate. Il bello è che i medesimi vertici istituzionali si comportano in maniera anomala, trovando spesso l’approvazione di politici, costituzionalisti, politologi, in nome della necessità storica o, più brutalmente, dell’interesse. In Gianfranco Fini per anni sono convissuti due personaggi distinti: il presidente della Camera e il capopartito. Non era mai successo. Paolo Armaroli, costituzionalista con trent’anni di ordinariato universitario e una legislatura in An, ancora in pieno esercizio professionale, ha perfino echeggiato il noto romanzo di Robert Stevenson su Jekyll e Hyde, in un recente studio intitolato “Lo strano caso di Fini e il suo doppio nell’Italia che cambia” edito dal fiorentino Mauro Pagliai di Polistampa. A Fini Armaroli riconosce una sostanziale imparzialità nella conduzione dei lavori di Montecitorio, da buon dottore Jekyll, mentre fuori del Palazzo si è materializzato l’inquietante signor Hyde. Ecco un’anomalia, con la quale il sistema italiano ha convissuto addirittura per metà della precedente legislatura. Altrettanto anomali, tuttabvia, erano interventi esercitati dall’allora presidente del Consiglio, da autorevoli ministri e da non pochi esponenti di primo piano del centro-destra, volti a licenziare il non licenziabile presidente della Camera. È un’anomalia che due governi, prima il Berlusconi IV e poi quello Monti ancora in carica, abbiano dato preavviso delle loro dimissioni. In questo, sono stati seguiti, si fa per dire (e sempre riprendendo annotazioni di Armaroli), addirittura da Benedetto XVI, anche lui annunciante dimissioni in anticipo rispetto all’effettiva presentazione. È un’anomalia che uil potere legislativo sia sempre più trasferito dal Parlamento, ormai un Principe senza scettro, al governo. La funzione legislativa è esercitata precipuamente da presidente del Consiglio, ministri, spesso semplici sottosegretari (nelle trattative con i relatori delle Camere), con una supervisione nel corso degli anni sempre più marcata dal capo dello Stato. Quanto al ruolo di Giorgio Napolitano, è un’anomalia che sia stato costretto a fare, per così dire, gli straordinari allo scopo di tenere in piedi la baracca Italia. È un’anomalia che sia stato tenuto in frigorifero il preincaricato Bersani, tramite la costituzione di due commissioni di presunti saggi, salvo poi nominare un nuovo incaricato, con mandato pieno nell’assoluta dimenticanza dell’esplorazione esercitata dal segretario del Pd e mai formalmente conclusa. È infine un’anomalia, come ci segnala Armaroli (il tema è stato in generale ignorato) che Napolitano abbia «suggerito» alla presidente della Camera, nella sua veste di presidente del parlamento integrato dai delegati regionali, di riunire i grandi elettori appena tre giorni dalla data di convocazione, per accelerare l’elezione del nuovo presidente della repubblica, che poi, culmine dell’anomalia, è risultato confermato.Evocare addirittura lo spettro della repubblica di Weimar può apparire esagerato. Tuttavia negli ultimi anni della repubblica tedesca del primo dopoguerra, tra il 1927 e il ’33, si rincorsero governi effimeri e scioglimenti anticipati a ripetizione della Camera, finché nel gennaio 1933 Hitler non salì al potere. Armaroli ricorda che Charles de Gaulle ammoniva che «il potere non si prende, si raccatta». Le anomalie stanno così bizzarramente moltiplicandosi che riesce difficile capire quanto potranno avere termine e come. Del resto, le larghe intese sono esse medesime un’anomalia.  
Data recensione: 26/04/2013
Testata Giornalistica: Italia Oggi
Autore: Marco Bertoncini