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Sosteneva Lanfranco Caretti dalla cattedra di letteratura italiana dell’università di Firenze

Sosteneva Lanfranco Caretti dalla cattedra di letteratura italiana dell’università di Firenze nei primi anni Ottanta trent’anni fa, l’idea che spesso i docenti più bravi di Italianistica, i veri “cultori della materia” non erano (e non sono) tanto i docenti universitari, quanto piuttosto certi dignitosi e ottimi insegnanti di materie letterarie delle superiori. Dio, se aveva ragione! Ogni volta che affiora il ricordo dei miei maestri rivedo, accanto a quello dell’illustre accademico ferrarese, il volto intenso e ben disegnato di Gabriella Conti, docente stimata e amata di latino e greco per un’intera vita, al liceo classico Michelangiolo di Firenze. Da lei ho imparato il meglio di ciò che so fare nel metodo e nel merito, nell’ambito dell’analisi critica dei testi. La stessa sensazione ho adesso con in mano Case di poeti, un bellissimo libro firmato da Anna De Simone. Si tratta di un lavoro di straordinario spessore e valore conoscitivo, per quel che riguarda la “geografia e storia” del nostro Novecento letterario e non solo. L’aver riconosciuto, nella dimora di uno scrittore, la pietra di paragone con la quale far muovere una lente d’ingrandimento da cui far poi risaltare in controluce la fisionomia complessiva di un autore insieme alla sua produzione letteraria, a me pare un’operazione che denota la solidità d’intenti di una mens critica tutt’altro che semplice o comune. Frutto peraltro di una paziente ricerca durata oltre mezzo secolo, nell’impegno a tracciare un fil rouge di saldissima tenuta, quello della poesia che respira la nostra vita fatta di rapporti con le persone e i luoghi che abbiamo scelto o che forse ci hanno scelto, perché la nostra stessa vita potesse conoscere un senso il meno possibile transeunte, ognuna delle sessanta personalità che “abitano” il repertorio tracciato con amorevole cura da Anna De Simone, restituisce all’attenzione dei lettori anche un valore aggiunto, qualcosa di nuovo e direi necessario da sapere rispetto all’immagine nota, la più vulgata che magari la stessa scuola ha contribuito a veicolare ed ha impresso in noi. Sono perciò pienamente in sintonia con Eraldo Affinati quando afferma, in chiusura della Prefazione al libro:« Bisogna essere disponibili all’avventura spirituale per apprezzare il libro di versi, fotografie e commenti che avete scelto: Anna De Simone l’ha messo insieme con pazienza e lungimiranza, caparbietà e dolcezza, nel corso dei suoi incontri reali e fantastici in giro per il mondo. Grazie a lei, attenta anche alle ferite indelebili che gli uomini del ventesimo secolo hanno inferto a se stessi e alle generazioni venute dopo di loro, sfogliando le pagine che seguono possiamo entrare in un dedalo di amicizie, affetti, desideri, rimorsi, inquietudini, angosce, presenze e assenze, saldi e riscontri, esperienze perdute e recuperate, impegni presi e mancati. Alla fine  avremo capito ciò che conta: nella corrispondenza d’amorosi sensi, dove le ragioni della vita s’intrecciano a quelle dell’arte, la letteratura esce dalle bacheche e si fa carne viva, scende dai busti di gesso e parla con noi (p. 10)». Come non ripensare alla casa di Giovanni Pascoli a Castelvecchio di Barga, dove sono le tre scrivanie del teorico del fanciullino che ben ci danno la misura di un ingegno lirico poliedrico, bisognoso di esprimersi su più e diversi piani? Come pure ci ha colpito il risvolto di una personalità da vero nomade com’è quella di Sandro Penna, praticamente accampatosi in un appartamento di via della Mole de’ Fiorentini a Roma, per metà adibito a deposito di quadri e merce varia che il poeta perugino cercava poi di rivendere per sbarcare il lunario, mentre passava perlopiù il tempo in un’angusta camera da letto dove (in un ambiente tutt’altro che salubre) tra medicine, libri e cianfrusaglie a regnare era un disordine disarmante, ma a suo modo “regale”. Di diverso e pur sempre inquietante segno, ecco il nomadismo di Cesare Pavese che sceglie di congedarsi dalla vita tra le quattro mura di una squallida camera d’albergo a Torino, nell’agosto del 1950, all’apice peraltro di un successo letterario giunto al suo vertice. Come dimenticare che per Lalla Romano la casa corrisponde all’aria che vi si respira? Mentre rinfranca il cuore ritrovare Mario Graziano Parri tra «l’Apparita» di Bagno a Ripoli (Firenze), «Fanna, la casa in Friuli dove il poeta ha trascorso buona parte dell’infanzia e poi dell’adolescenza con la nonna materna, Elena Venier» e, infine, «nella sua casa a Tirli, nella Maremma di Grosseto». Qui, in una luminosa intimità regna il tavolo di lavoro dell’autore di Stella di guardia (2001) e, più di recente, Di gloria e di polvere (2008). Il corredo delle immagini, con cui si apre e si accompagna all’interno di ogni singolo ‘cammeo’ o capitolo monografico dedicato ai poeti, la lettura, non è un complemento, ma un segnale forte anzi o un sigillo di un percorso che punta, tra l’altro, a coinvolgere emotivamente il lettore. Adesso  vorrei ricordare uno ad uno gli autori entrati nel ricchissimo repertorio della poesia edificato – è il caso di dire – da Anna De Simone. Orazio in esergo, incontriamo Giovanni Pascoli, Costantino Kavafis, Gabriele d’Annunzio, Virgilio Giotti, Giuseppe Ungaretti, Anna Achmatova, Biagio Marin, Eugenio Montale, Federico Garcia Lorca, Jorge Luis Borges, Nazim Hikmet, Aurelio Arturo, Sandro Penna, Lalla Romano, Olav H. Hauge, Cesare Pavese, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Marcos Ana, Andrea Zanzotto, Elena Bono, Ruth Bidgood, Luciano Erba, Yves Bonnefoy, Wislawa Szymborska, Angelo M. Ripellino, Yehuda Amichai, Giovanni Giudici, Titos Patrikios, Franco Loi, Derek Walcott, Alda Merini, Tomas Tranströmer, Giuseppe Rosato, Giovanni Raboni, Paolo Bertolani, Bianca Dorato, Pietro Civitareale, Mario Graziano Parri, Raymond Carver, Josif Brodskij, Luigi Bressan, Maurizio Cucchi, Vivian Lamarque, Ida Vallerugo, Remigio Bertolino, Nino De Vita, Nelvia Di Monte, Beppe Salvia, Alessandro Fo, Mario Benedetti, Claudio Damiani, Gian Mario Villalta, Antonella Anedda, Marco Munaro, Salvo Basso, Azzurra D’Agostino, Pierluigi Cappello, Ghiànnis Ritsòs. Dunque non un’antologia, ma un vasto e variegato repertorio, dove ciascuno dei nomi qui citati merita un incontro personale e attento. L’esperienza di contatto emotivo e di conoscenza originale è ben favorita dal “genio” di Anna De Simone che come dalla “lampada di Aladino” suggerisce al lettore, con amabile padronanza della tastiera che lei stessa amministra quale originale e sensibile interprete delle voci dei suoi adorati poeti, la presenza ancora vibrante della memoria dei luoghi amati e vissuti da quegli stessi protagonisti della poesia.
Data recensione: 01/01/2012
Testata Giornalistica: Caffè Michelangiolo
Autore: Elena Gurrieri