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La gazzetta nera è “un libro di inclinazioni cattive che, giungendo all’estremo, accennano e talvolta iniziano la loro trasformazione”

La gazzetta nera è “un libro di inclinazioni cattive che, giungendo all’estremo, accennano e talvolta iniziano la loro trasformazione”, secondo le parole dell’autore Guido Piovene nella prefazione al suo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1943. Le storie raccontano di forze demoniache, istinti animaleschi, di un Dio che dovrebbe salvare ma non salva, bagliori di luce che lasciano intravedere ai personaggi delle verità, per lo più poco lucide, annebbiate, sempre oggetto di percorsi sofferti, in cui il corpo si disfa sotto l’effetto di abbrutimenti mentali sostenuti da matrici familiari distorte, relazioni fra padri e madri e parenti, estranei, equivoci, dubbi, ipocriti e ambivalenti come le relazioni che maturano al loro interno e che trasudano intransigenza, insicurezza, ripugnanza, eccessi, paura, pietà, ignoranza, dissimulazione, bassezza morale, violenza, ambiguità, inerzia, mania e senso di soffocante ingiustizia. La natura, incontaminata, pura, quasi edenica, appare talora rifugio struggente per questi personaggi che, come Giovanni Dorigo, protagonista principale assieme al suo rapporto in crisi con la moglie Emilia, portano con sé un bagaglio pesante e cupo di abominio e stenti interiori. La storia di Dorigo si confonderà così a quella degli altri uomini e donne che riconoscerà a sé affini, nelle loro storie culminanti nell’assassinio, raccolte nel lavoro di cronachista per La Gazzetta nera, ultima spiaggia dopo la dissipazione del proprio patrimonio, e tentativo estremo di raddrizzare anche materialmente le sorti del suo matrimonio. Le storie angosciose sono quasi sempre quelle di un uomo e una donna che, non fatti l’uno per l’altro, negli anni finiscono per assistere all’ignobile e detestabile degenerazione dei loro sentimenti originari, più spesso presunti che reali, e quindi delle loro vite, con l’unico apparente fine di tendere, ma anche in un paradosso degli opposti, rifuggire alla morte con uno sguardo rivolto all’eternità.
Data recensione: 01/11/2012
Testata Giornalistica: Leggere:tutti
Autore: Adriana Lazzini