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La critica li chiama metaromanzi, ossia opere che narrano di personaggi che stanno in relazione il mondo della letteratura

La critica li chiama metaromanzi, ossia opere che narrano di personaggi che stanno in relazione il mondo della letteratura. Un povero diavolo non è un vero e proprio metaromanzo, ma ne possiede delle indubbie parentele. Intanto, ne è autore Paolo Piani, che è anche autore di fumetti, ciò che costituisce un notevole ponte di collegamento fra i due mondi, quello fumettistico e quello letterario. Ma a essere interessante è poi soprattutto la trama, molti elementi della quale ideologicamente rinviano al modo fumettistico. E ciò grazie a uno dei protagonisti, che sembra voler mimare una serie di personaggi che proprio al fumetto si ispirano. Come nel più classico dei gialli, al centro della narrazione c’è un detective. Nel caso presente, Simone detto Saimon, che però ha un “sapore” speciale dal nostro punto di vista: infatti «Anche la passione per i fumetti aveva in qualche modo influito sulla scelta della sua professione. Li adorava fin dall’infanzia ma di quello spensierato periodo rammentava pochi frammenti. I suoi genitori erano morti in un incidente stradale quando Saimon era appena dodicenne. Grazie a Dylan Dog, il famoso investigatore dell’incubo, questa antica passione era riemersa dall’oblio». Resta però il fatto che Saimon è un povero guitto, un investigatore di provincia – benché agisca sullo sfondo della città di Firenze, ma per la precisione nell’immaginaria Varnaccia e in altri paesi dei dintorni: “Era un detective eccezionale, perché si stava facendo un panino al prosciutto in campagna?” – la cui fondamentale attività, a giudicare dal “caso” con cui inizia il romanzo, è più che altro il pedinamento di mariti cornificanti, per incarico di mogli gelose. Solo che, a un certo momento, incappa nel “caso” grosso, un cinico e crudele serial killer che assilla la città disseminandola di vittime e indossando strani costumi “in odore” fumettistico. Soprattutto, però, sembra avercela proprio con lui, Saimon, il quale si vede costretto a ricorrere all’aiuto dell’amico Paolo – diventato recentemente un giallista di successo – che sta brigando per organizzare una cena, un’allegra rimpatriata fra vecchi compagni delle elementari. La coppia ha il suo bel da fare, fra momenti esilaranti e passaggi di raggelante terrore, per giungere finalmente alla risoluzione del mistero e alla cattura dell’efferato assassino. A rendere saporosa la trama – che ruota attorno ai rapporti fra la realtà e i requisiti di Demone Rosso, un brutale serial killer dai superpoteri – è dunque anche la ricorrente serie di citazioni fumettistiche: per esempio, la descrizione tra affettuosa e ironica di una mostra-mercato fumettistica a Prato, alla ricerca di certi “numeri” di una “serie” (un momento, del resto, corrispondente a un fondamentale giro di boa nella trama); e poi albi e personaggi; ma anche situazioni che rispecchiano analogie coi comics. Per non parlare dei protagonisti che – in un allegro bailamme che portano la narrazione a una struttura corale – finiscono per essere un po’ tutti gli ex-bambini compagni di classe, ormai maturi professionisti in differenti settori. In sostanza, dunque, un romanzo che si configura come una lettura ammiccante, specie appunto per appassionati di fumetti. Ma che al di là di ciò, si fa leggere in maniera appassionata – una struttura narrativa spezzata e coinvolgente, ansiogena – per l’alto livello della suspense che lo sorregge dall’inizio fino alla conclusione: la quale, come da frequente copione, sarà un inatteso colpo di scena. Solo l’ultimo, peraltro, fra quelli che costellano l’intera vicenda narrata.
Data recensione: 01/10/2012
Testata Giornalistica: Fumetto
Autore: Gianni Brunoro