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La parola e la memoria sono il filo rosso di questo breve romanzo in forma di lettera che Alfonso Lentini ci consegna con la consueta levità formale unita a un pathos

La parola e la memoria sono il filo rosso di questo breve romanzo in forma di lettera che Alfonso Lentini ci consegna con la consueta levità formale unita a un pathos che addensa la trama di pensieri e immagini in uno sviluppo in progress e tuttavia non risolutivo. Come se, dall’indeterminatezza del progetto di scrittura che pervade l’incipit del romanzo (la lettera in cui lo scrivente dichiara di voler sottoporre alla “misteriosa signora” una serie di interrogativi e, su tutti, l’indefinita “Domanda Maggiore”), il lettore fosse guidato, tra apparizioni e scomparse, verso un punto d’approdo, uno svelamento; per condividere infine, con l’autore, l’anelito inappagato di conoscenza, il gusto amaro dell’incompiutezza di ogni ricerca. È in fondo lo stesso percorso delle creature inquiete e palpitanti del romanzo: una donna misteriosa e sfuggente, che convive con lo scrivente, senza tuttavia accorgersi di lui, in una casa “in continua ebollizione” trasfigurata in modo vegetale; Venezia, la “Città d’acqua”, sempre in bilico tra scomparsa e svelamento; un uomo, il padre, che ha riposto le speranze in una fede politica basata sulla certezza del pensiero e della parola, e, sconfitto, si ritrova a stampare i cocci di quelle parole impazzite in sequenze di segni privi di senso. E infine l’autore della lettera, un “fabbricante di libri”, dalla marcescente ferita sul viso, che brama risposte, ma finirà per perdere anche i connotati della “Domanda Maggiore”, consumata, come il resto, in uno sfarinamento che è l’emblema di un anelito alla resistenza, possibile forse solo attraverso la memoria. Forse, appunto. Perché anche la memoria è affidata alle parole, che portano l’impronta della caducità umana: “Se fossimo compiuti ci basterebbe una sola parola. Una parola sola per salvarci tutti” dice l’autore della lettera. E invece “tutti noi non siamo che impronte, prove, tentativi venuti male di una creazione incompiuta”.
Data recensione: 01/07/2012
Testata Giornalistica: L’Indice dei Libri del Mese
Autore: Saverio Vasta