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Firenze, 2 nov. - (Adnkronos) – “Ci sono luoghi che amano definirsi per sottrazione. Sono territori in bilico, liminari, irrisolti, squilibrati. Trieste è uno di questi posti.

Firenze, 2 nov. - (Adnkronos) – “Ci sono luoghi che amano definirsi per sottrazione. Sono territori in bilico, liminari, irrisolti, squilibrati. Trieste è uno di questi posti. Qui la Storia è passata come le piene stagionali di un fiume, lasciando i suoi detriti lungo le sponde, quei confini mobili dove si sono mischiate e si mischiano tante genti, tante culture, tante guerre”. L’ultimo libro di Pietro Spirito, nota voce del “Piccolo” e di Radio Rai, ma anche romanziere affermato per “Un corpo sul fondo” e “L’antenato sotto il mare” (Guanda), è un vero e proprio viaggio letterario: intitolato “Trieste è un’altra” (pp. 96, euro 9), è l’ultima delle ‘non guide’ pubblicate da Mauro Pagliai Editore dopo quelle di Ciampi, Vichi e Scarlini, e racconta la faccia meno nota della città: luoghi silenziosi e solitari, eppure densi di ricordi e tracce del passato.
In un giorno d’estate l’autore sale sua motocicletta e, dalla mattina alla sera, parte per un viaggio nei luoghi-simbolo di Trieste, posti esclusi dai circuiti turistici, e in parte sconosciuti agli stessi triestini, dove però si possono rintracciare i caratteri più autentici della città. Dal grande comprensorio dell’antico scalo marittimo attivo all’epoca dell’Impero asburgico, fino ai bunker segreti dei tempi della Guerra Fredda, passando attraverso stazioni ferroviarie in disuso, valichi di confine, negozi di jeans all’ingrosso, sedi universitarie, ex campi profughi, Spirito compie un ideale tour alla ricerca di un senso capace di ricomporre in un disegno comune i mille volti di Trieste.
Ad accompagnarlo alcuni scrittori, storici, studiosi e testimoni, occasionali compagni di un viaggio nel presente seguendo i tracciati della memoria, e sullo sfondo le figure di artisti e scrittori come Svevo, Saba, Stuparich, altrettanti interpreti dell’anima sfaccettata e affilata di una città nata dalla modernità, ma che alla modernità stenta a tornare.  
Data recensione: 02/11/2011
Testata Giornalistica: Adnkronos
Autore: ––