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Collodi ci aveva avvertiti: cambiate pure i governi, ma non potrete cambiare i governanti. È quanto si dimostra nel recente volume “Il grillo parlante dell’Unità d’Italia”, raccolta di scritti di un “Collodi giornalista

Collodi ci aveva avvertiti: cambiate pure i governi, ma non potrete cambiare i governanti. È quanto si dimostra nel recente volume “Il grillo parlante dell’Unità d’Italia”, raccolta di scritti di un “Collodi giornalista scelto da Sigfrido Bartolini” e uscito per i tipi della Mauro Pagliai Editore e curato dalla figlia si Bartolini, Simonetta. L’inventore di Pinocchio, fu anche un attento e ironico giornalista del neonato Stato unitario, da cui si aspettavano tutti dei governi davvero con le “mani nette”, atteggiamento attuato in politica estera, ma non così cristallino negli affari interni.
Eppure, l’ottocentesco Collodi nella sognata Italia libera, unita e indipendente ci aveva creduto davvero: volontario nel ’48 e nel ’59; fondatore del “Lampione” e dello “Scaramuccia”, collaboratore di altri giornali, l’indomani della proclamazione del Regno d’Italia restò amaramente sorpreso e disilluso di fronte allo spettacolo del nostro italico parlamento: impegno evocato e lasciato perdere e belle parole, ma per tornaconto: specchio, purtroppo, anche di molti nostri attuali rappresentanti. Un Collodi redivivo ripeterebbe le stesse parole.
Assenteismo in parlamento. «Dopo che un povero diavolo ha sudato, armeggiato e speso tanto per arrivare a farsi eleggere, non ci mancherebbe altro che dovesse sobbarcarsi anche la seccatura di partecipare alle discussioni dell’Assemblea.
Commissioni d’inchiesta. «Se un governo non vuol fare una cosa, promette di farla, e nomina una commissione, che è quanto dire che la proposta è bell’e morta e seppellita».
Crisi ministeriale. «Quale spettacolo è più divertente di una crisi di ministero? Che cosa diventano i ballabili di fronte ai passi e ai grotteschi avanti-indietro dei politici chiamati a figurare nella quadriglia di un nuovo gabinetto?».
Gli esami nelle scuole. «Come si fanno oggi riescono una ciurmeria volgare o un gioco di fortuna. Ciurmeria dei dispacci che corrono sull’ammattonato in forma di pallottoline di carta, delle formule scritte sulle unghie e sul fazzoletto; fortuna degli audaci e disinvolti che fanno leva sulla prontezza di spirito».
Data recensione: 05/07/2011
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Paolo Gestri