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“10 modi per dirti ti amo”, 159 pagine che raccolgono 10 capitoli, 10 come il numero magico che ha accompagnato tutta la carriera di Giancarlo Antognoni

“10 modi per dirti ti amo”, 159 pagine che raccolgono 10 capitoli, 10 come il numero magico che ha accompagnato tutta la carriera di Giancarlo Antognoni. In maglia viola, come in nazionale. Il libro, edito da Mauro Pagliai e curato da Luca Calamai, da sempre attento osservatore delle “cose viola”, comincia raccontando un episodio di Antognoni bambino e finisce con gli occhi pieni di lacrime per la felicità di vedere una bambina che ha miracolosamente riacquistato la vista. C’è un filo conduttore in tutto questo: Giancarlo Antognoni è un po’ il prototipo del bambino che c’è in tutti noi. Spontaneo, disincantato, a tratti quasi ingenuo. Buono fino all’eccesso, ma permaloso e capace di metterti il broncio se lo tradisci, se disattendi la sua fiducia. E come dice lui, da quando gli zingari (si tratta del primo capitolo del libro) hanno tentato di rapirlo alla tenera età di 5 anni, Giancarlo ha imparato a non fidarsi più di tanto degli sconosciuti, ha imparato a soppesare, a valutare la sincerità di chi gli gira attorno. E attorno ad un campione del mondo, ad uno che è stato la bandiera di Firenze e della Fiorentina sai quanta gente c’è che gli gira intorno...
Il libro scorre via bene, anzi benissimo, in nome di una semplicità che fa tutt’uno col personaggio. Effettivamente sembra proprio Giancarlo che racconta in prima persona, l’abilità dello scrittore Calamai lascia il passo ad una prosa asciutta che rende bene la semplicità del personaggio Antognoni. Ci ha colpito il passaggio di un figlio scomparso dopo soli due giorni dalla nascita. Personalmente, che in gioventù ho fagocitato tutto ciò che riguardava Antognoni, non sapevo dell’episodio. Quando l’ho letto, sono rimasto sconvolto dal pensiero del dolore provato dalla signora Rita e dalla forza morale di Giancarlo. Anche da questo episodio si capisce perchè Antognoni, al di là delle doti messegli a disposizione da madre natura, come si suol dire... “ce l’ha fatta”. E poi l’attaccamento alle tradizioni, alla terra del nonno (siamo al 1° capitolo, quello dedicato alla gioventù), la paura del fiume (il Tevere), l’incontro con Rita e la “ramanzina” per un’innocente scappatella giovanile. Tutto questo fa parte anche di noi, di noi “normali” tifosi non baciati dalla Dea Eupalla. Anche questo ci fa apparire Giancarlo più vicino. Andate a pagina 20 e leggete... “...il dott. Bruno Cavallo, presidente dell’Asti Ma.Co.Bi. (la squadra di Antognoni, prima di arrivare alla Fiorentina ndr.) brava persona, mi trattava quasi come un figlio. Qual era il mio compito? Imbustare camicie...operaio e calciatore a poco più di quindici anni. Mi piace ricordare questa fase della mia vita a chi pensa che Giancarlo Antognoni sia nato ricco e vincente. Invece, tutto quello che ho ottenuto me lo sono conquistato. Da solo.” Il senso del libro, della vita di Antognoni sta tutta quì. Si può diventare idoli come Maradona, Cassano... si può diventare campioni del mondo come Giancarlo Antognoni. Il nostro Giancarlo Antognoni.

P.S. Non ci siamo soffermati sulle foto (tutte belle, alcune anche inedite), sui personaggi, sulle prefazioni del sindaco Renzi e di Luca Calamai, sul ringraziamento dell’amico manager Michele Fratini, sulle schede finali che riportano i numeri del “capitano”. Sono tutte cose, queste, importanti, piacevoli, intriganti... alcune già lette, già viste. Molte di loro valeva la pena rileggerle. A noi interessava di più capire perchè Antognoni è diventato Antognoni...adesso lo abbiamo capito. Grazie e complimenti a chi ha reso possibile tutto questo.
Data recensione: 04/03/2011
Testata Giornalistica: Firenzeviola.it
Autore: Stefano Borgi