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C’è chi da bambino sogna di fare l’astronauta, chi il pilota d’aereo, chi il pompiere e chi, come Antonella, la scrittrice. Con la sola differenza che “da grande” Antonella, che di cognome fa Manzione

Storie di mobbing tra fantasia e vissuto: la vice comandante di polizia municipale Antonella Manzione, dà alle stampe il libro «Martina va alla guerra»
C’è chi da bambino sogna di fare l’astronauta, chi il pilota d’aereo, chi il pompiere e chi, come Antonella, la scrittrice. Con la sola differenza che “da grande” Antonella, che di cognome fa Manzione, si è trovata a ricoprire un ruolo ben diverso e tutt’altro che affine ai suoi desideri di bambina: quello di vice comandante della polizia municipale di Firenze: «La vita mi ha portato a fare un lavoro diverso che – confessa la vice comandante – amo moltissimo e faccio con passione». Nasce dalla fantasia e dal vissuto di Antonella Manzione “Martina va alla guerra”, romanzo uscito nelle librerie all’inizio del mese di gennaio che vede la storia della protagonista intrecciarsi a doppio filo con il crudele tema del mobbing. L’autrice sorride quando le si domanda se si tratta di un romanzo autobiografico, di qualche sassolino che andava tolto dalle scarpe o se invece è solo una storia inventata, un pretesto per raccontare dal suo punto di vista, uno dei mali del terzo millennio. «Durante la presentazione del libro è stato detto che normalmente la donna ha uno stile più autobiografico dell’uomo, e sono d’accordo. Non è la storia della mia vita, ma ovviamente ho preso spunto da fatti ai quali mi è capitato di assistere o di vivere in prima persona. La vita mi ha regalato una storia da raccontare, e io l’ho fatto. Tutto qua».
Antonella Manzione non è una novellina in fatto di scrittura: «Sono una lettrice vorace – spiega – e ho dato alle stampe molte pubblicazioni di argomento giuridico ma questo è il mio primo romanzo e devo dire che, sembrerà strano o banale, ma parlare di sentimenti è più difficile che scrivere di diritto. Nel diritto è sufficiente avere una buona conoscenza della materia, in quest’altro caso bisogna superare le barriere imposte dal proprio pudore e avere il coraggio di mettersi alla finestra». Il romanzo (edito da Polistampa) racconta la storia di Martina («non è un nome scelto a caso, in nome omen, e visto che il personaggio andava in senso metaforico alla guerra, mi sembrava il nome più adatto») che al culmine della carriera si guarda indietro e fa un bilancio della sua vita; insieme a lei, che vive a Forte dei Marmi (come l’autrice, ndr) c’è Gianluca – il “cattivo” –, Paola, Franco, stereotipi psicologici diffusi, dentro i quali i lettori si calano senza difficoltà. Scritto in due anni, nelle pause, negli scampoli di tempo e nelle ore silenziose della notte, la sua Martina è la realizzazione di «un sogno nel cassetto che coltivavo da moltissimo tempo. E chissà che non ce ne sarà un altro in futuro, ma chi si aspetta una Martina va alla guerra due, la vendetta sta sbagliando proprio strada». E se lo dice il vice-comandante dei vigili, c’è da crederci.
Data recensione: 01/02/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: ––