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Il volume documenta con oltre trecento immagini eseguite fra l’agosto del 1892 e il dicembre del ‘95 – che si credevano perdute e sono state, invece, ritrovate negli Archivi del Gabinetto Fotografico

Il volume documenta con oltre trecento immagini eseguite fra l’agosto del 1892 e il dicembre del ‘95 – che si credevano perdute e sono state, invece, ritrovate negli Archivi del Gabinetto Fotografico della Soprintendenza – l’operazione urbanistica che alla fine del XIX secolo decretò la distruzione del nucleo medioevale di Firenze, sorto sulle rovine del foro romano. Si trattava di un quadrilatero nel cuore della città vasto alcune decine di ettari, che comprendeva torri, palazzi, piazze, strade confraternite, chiese, le antiche sedi delle Arti e il ghetto degli ebrei, uno dei principali del Vecchio Continente. Lo scellerato piano di risanamento, approvato l’8 marzo 1888 per ragioni di decoro e igiene (ma dobbiamo dire anche di controllo sociale, visto turbolento e poco governabile), faceva seguito al piano regolatore del 2 aprile ‘85 e sollevò polemiche e durissime prese di posizione da parte degli intellettuali e persino della stampa europea, con il Times di Londra in testa, data la massiccia presenza di inglesi nel capoluogo toscano. La Giunta comunale dovette nominare una Commissione Storico Archeologica, con l’incarico di eseguire studi e ricerche per documentare tutte «le cose di qualche importanza», tramandandoci così la memoria fotografica del patrimonio perduto, ma vinsero i cosiddetti fautori del Nuovo contro i cultori del Vecchio.
L’Autrice – che nel 1989 aveva curato Il centro di Firenze restituito: affreschi e frammenti lapidei nel Museo di san Marco, dove si trovano ora stemmi, lapidi, iscrizioni, capitelli salvati dalla distruzione o dalla dispersione nei rivoli del mercato antiquario – ha studiato attentamente le lastre e compiuto un accuratissimo lavoro per ricostruire l’intera zona, consegnandoci foto agghiaccianti e impietose che sollevano ancora oggi sdegno e ira. Sentimenti rafforzati dalla grande lapide collocata in Piazza della Repubblica, nel fulcro dello sventramento,che celebra pomposamente il centro storico «da secolare squallore a vita nuova restituito».
Come fu possibile – l’intera operazione si svolse, per giunta, in tempi rapidissimi – far sparire per decreto «le piazze e le strade percorse da Brunetto Latini e da Paolo Uccello, la botteghe frequentate da Brunelleschi, le case abitate dalle famiglie che avevano fatto grande Firenze (i Medici, gli Strozzi, i Sassetti, i Della Luna), i tabernacoli citati dal Vasari, le venerabili chiese antiche come la città romana (Santa Maria in Campidoglio), le residenze delle Arti: i Medici e Speziali, gli Albergatori, i Rigattieri, gli Oliandoli e i Pizzicagnoli,i Linaioli e Sarti e, in quest’ultima, ancora visibile nella foto, l’alloggiamento che ospitava la grande pala dell’Angelico oggi al Museo di San Marco?» , si domanda ancora incredulo Antonio Paolucci, già Soprintendente al Polo Museale Fiorentino, nella Presentazione al volume. «Come è potuto accadere tutto ciò – prosegue – in una città che era stata capitale politica della Nazione fino a pochi anni prima e che capitale delle arti  e delle lettere voleva essere e da tutti (intellettuali, storici, letterati, stranieri in primis) era riconosciuta essere?».
La vasta letteratura raccolta negli anni – a partire dal libro di Guido Carocci,  Firenze scomparsa. Ricordi storico-artistici, pubblicato nel 1898 – non è riuscita a dare una risposta pienamente convincente, ma certo non furono estranei i pesanti interessi speculativi, sorretti dal mondo bancario e finanziario del tempo, come avvenne più o meno nello stesso periodo in altre città italiane.
Data recensione: 01/09/2010
Testata Giornalistica: Storia economica
Autore: Daniela Manetti