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Ha disegnato il volto di Firenze. A lui sono riconducibili la cerchia delle mura della città, la Badia Fiorentina, la chiesa di Santa Croce, Piazza S. Maria Novella e Palazzo Vecchio. Insieme a

Ha disegnato il volto di Firenze. A lui sono riconducibili la cerchia delle mura della città, la Badia Fiorentina, la chiesa di Santa Croce, Piazza S. Maria Novella e Palazzo Vecchio. Insieme a Cimabue ha aperto le porte del Rinascimento creando il linguaggio artistico moderno. A settecento anni dalla morte di Arnolfo di Cambio, proprio nel luogo che lo vide lavorare (l’Opera del Duomo) è stata presentata ieri a Firenze una mostra con 100 opere che riuniscono tutti i suoi lavori che sono arrivati fino a noi, e quelli di altri artisti quali Andrea Pisano, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Donatello e Michelangelo. «Arnolfo alle origini del Rinascimento fiorentino», è l’esposizione curata da Enrica Neri Lusanna.
Arnolfo «Allora Firenze aveva 5 volte gli abitanti di Roma, il doppio di Londra, gli stessi di Milano e Parigi». Il soprintendente Antonio Paolucci sottolinea la straordinaria grandezza e vitalità della Firenze della fine del XIII secolo quando qui lavorava Arnolfo di Cambio da Colle Val d’Elsa. «E’ stato lui ad inventare l’immagine della città – continua Paolucci – suoi sono gli edifici più rappresentativi: Palazzo Vecchio, il Duomo e la basilica di Santa Croce. Sua è la prima cerchia di mura». «Arnolfo, alle origini del Rinascimento» è la mostra che nelle sale al piano terreno del Museo dell’Opera del Duomo da oggi propone circa 100 opere fra sculture, frammenti di architetture, mosaici e pitture, Giotto in particolare, nelle quali è testimoniata la stretta relazione con l’opera di Arnolfo. Allestita da Adolfo Natalini, la mostra è promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, dal Comitato Nazionale VII centenario della morte di Arnolfo, l’Opera di S.Maria del Fiore, il Comune di Firenze, l’Università e l’Ente Cassa di Risparmio che ha stanziato da sola la metà dei 2 milioni di euro necessari. Nasce alla fine del Duecento, l’Opera del Duomo, istituzione voluta dalla Repubblica Fiorentina per seguire la costruzione e la manutenzione della Cattedrale. Qui sono raccolte tutte le opere che non hanno trovato posto nella cattedrale, anche quelle di Arnolfo e della sua bottega che furono tolte dalla facciata di S.MAria del Fiore quando, nel 1586, Ferdinando I de’ Medici decise che la facciata dovesse essere smantellata per lasciare il posto ad una nuova che non arrivò se non verso la fine dell’800 con Emilio de’ Fabris. Se una buona parte delle sculture arnolfiane del Duomo erano già qui, l’allestimento nuovo bene evoca la facciata di allora, le valorizza e permette di apprezzarle al meglio. E’ il caso della Madonna con Bambino che era nel mezzo della lunetta centrale, l’unica scultura realizzata da Arnolfo con 2 blocchi di marmi sovrapposti. E’ il Bonifacio VIII che permette di apprezzare la tecnica di Arnolfo che era solito realizzare le sue sculture utilizzando lastre di marmo profonde 25 cm e assemblandole insieme. Proviene dal Victoria and Albert Museum di Londra l’Annunciazione nella quale l’Angelo e la Madonna stanno ai lati di un tempietto sotto la cui volta vola elegantemente un uccello.
Piazza Duomo 9, Firenze.
Aperto tutti i giorni 9–19.30, chiuso a Natale, Capodanno e il 16/04.
Ingresso 10 euro.

www.arnolfoafirenze.it
Data recensione: 21/12/2005
Testata Giornalistica: L’Unità
Autore: Gianni Caverni