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Un romanzo che racconta una verità. Dove personaggi inventati ripescano dalle loro memorie storie e scenari che non sono fiction. Ma lo sembrano, tanto pare impossibile l’immagine che ricostruiscono della Firenze tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Ovvero

 Le orchestre, i club, i sogni: nel romanzo di D’Amelio-Parretti la New York in riva d’Arno tra gli anni Quaranta e CinquantaUn romanzo che racconta una verità. Dove personaggi inventati ripescano dalle loro memorie storie e scenari che non sono fiction. Ma lo sembrano, tanto pare impossibile l’immagine che ricostruiscono della Firenze tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Ovvero quella di una città che, riprendendosi con fatica dalla guerra, si scopre una New York in riva all’Arno: capitale del jazz italiano, con formazioni che suonano ovunque. E ovunque si balla il boogie woogie. Nelle piazze, nelle case del popolo, nei palazzi nobiliari. Tutto in Firenze radio swing. Musica, orchestre, radio dal 1944 al 1952 (Mauro Pagliai editore), è raccontato da un personaggio di fantasia, Otello Fantoni, barbiere appassionato di jazz, intervistato su quella città che, nel 1952, accoglie nientemeno che Louis Armstrong, in un concerto all’Odeon organizzato dal Club Internazionale degli studenti jazzofili: preceduto, si dice, da un’esibizione al Palazzo delle Cento Finestre e (questo è sicuro, documentato da foto) da un’infuocata session nelle sale del Grand Hotel, dove Satchmo e il suo gruppo si concessero agli autografi dei fan.
Alternando capitoli narrativi ad approfondimenti storici, Fosco D’Amelio e Rosaria Parretti - autori del volume ma anche della trasmissione Dottor Djembe con Stefano Bollani e David Riondino - partono dall’esperienza di Radio Firenze (prima sotto l’Eiar, poi sotto la Rai) per raccontare la storia della mitica orchestra Ferrari e dalla miriade di gruppi che i suoi componenti fondarono, eleggendo i dancing della città a “hot club” dedicati ad un jazz d’intrattenimento, ballabile e adatto a giovani decisi ad allontanare l’incubo del fascismo. Arrivato a Firenze (insieme a Pippo Barzizza) dalla Torino bombardata, rifugiato in un convento, dopo la liberazione il musicista Roberto Ferrari decide di rimanere in città dove ha messo su un’orchestra che già nell’ottobre del 1944 trasmette da Radio Firenze, una delle prime emittenti ex Eiar, poi Rai, a riaprire in Italia dopo il conflitto: all’inizio quintetto, poi vera e propria big band, l’Orchestra Ferrari ha in repertorio Harry James, Tommy Dorsey, Count Basie ma accompagna anche Narciso Parigi e Luciano Tajoli. Mentre Nannucci Radio, sin dagli anni Quaranta tempio della musica in via Rondinelli (ha chiuso a fine anni Novanta) pubblicizza su “La Nazione Italiana” apparecchi radiofonici a prezzi stracciati con lo slogan “non vane lusinghe di ribassi”, l’Orchestra Ferrari impazza in città, dagli studi di Radio Firenze, e persino al Teatro Comunale dove, dal 3 all’8 giugno del 1946, registrano un disco: dimostrazione dell’eccelsa fama raggiunta, visto che i 78 erano solo roba per pochi che se li possono permettere.
Quando, nel maggio del 1948, approda in città il Secondo convegno di musica jazz (al teatro all’aperto Ai Lecci), nell’ambito della mostra dell’artigianato), trova una Firenze che balla e suona senza fermarsi mai: c’è la formazione di Ferrari (che, nel 1945, con Silvio Gigli, ha scritto la pionieristica operetta jazz Napoleone ha perduto la testa, trasmessa da Radio Firenze), il Quintetto Gaio, il Quintetto Millepiedi, l’Orchestra di Ghigo, e ci sono luoghi dove ci si riappropria del ballo, vietato da Mussolini, e dove si flirta; dalla Casa del Popolo del Pignone al Circolo degli Impiegati civili, dal Circolo dei Commercianti al Dancing Vallechiara in via Masaccio, dalla Taverna del Giglio in via dell’Oriuolo alla Taverna dei Medici in via Cavour, dal Pozzo di Beatrice al Caffè La Conchiglia in piazza del Duomo.
Quell’eredità, oggi, è raccolta dai Les Italiens di Alessandro Di Puccio (sua la prefazione del libro), formazione che alle orchestre fiorentine ha dedicato un cd, allegato al libro.
Data recensione: 29/07/2010
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Fulvio Paloscia