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Forse nemmeno il Censis riuscirebbe a tracciare una fotografia dell’Italia del Terzo Millennio così variegata e impietosa. Con la sua ironia tutta toscana, con la sensibilità del cronista ruspante che sa scovare i particolari più curiosi e l’esperienza de

Forse nemmeno il Censis riuscirebbe a tracciare una fotografia dell’Italia del Terzo Millennio così variegata e impietosa. Con la sua ironia tutta toscana, con la sensibilità del cronista ruspante che sa scovare i particolari più curiosi e l’esperienza del grande inviato che ha viaggiato in tutto il mondo costruendosi una personale lente di ingrandimento per leggere le situazioni più complesse, Giovanni Morandi ha tratteggiato un ritratto divertente e che, allo stesso tempo, fa riflettere.
Italia Contromano (editore Mauro Pagliai, 152 pagine, 10 euro) raccoglie una galleria di personaggi diversi uno dall’altro: campioni del mondo, politici, eroi, gente semplice e onesta, truffatori. Una miscellanea di comportamenti ben assortiti che danno l’idea della «nuova Babilonia» che in fondo è il nostro Paese; di esemplari storie in filigrana ben selezionate dall’autore. Giornalista dell’Anno nel 2003, non è arrivato certo per caso (nel 2006) alla direzione de «Il Giorno». Dopo l’esordio nella redazione fiorentina di «Avvenire», la maturazione professionale a «La Nazione», un lungo e prestigioso percorso di inviato speciale dei tre quotidiani del Gruppo Poligrafici, per i quali è stato corrispondente da Mosca negli anni di Gorbaciov e Yeltsin, ed ha raccontato tutte le guerre, la caduta del muro di Berlino e gli sconvolgimenti politici degli ultimi venti anni.Morandi, in «Italia contromano» descrivi un popolo pieno di contraddizioni. Quali sono i nostri peggiori paradossi?«Quello di essere indisciplinati e allo stesso tempo di una pazienza certosina, di essere anarchici ma sudditi docili perchè senza più speranze. Geniali nell’affrontare le prove più difficili. Ovvero quando pare non ci siano più speranze».Perché gli italiani, come fai notare, non sanno dove andare? È forse colpa della politica?«La politica ci aggiunge del suo, non per semplificare ma per rendere tutto più complicato. I nostri schieramenti politici sia a destra che a sinistra sono come scaffali della Rinascente, ci trovi tutto e il contrario di tutto».Un personaggio prototipo dell’italiano medio?«Domanda troppo facile: Silvio Berlusconi, che è medio ma insuperabile e quindi non medio. Dunque anche lui paradosso».Nel tuo libro spazi un po’ in tutte le regioni. Vizi e virtù dei toscani?«Il peggiore: sono toscani. Peccato siano così conservatori. Conservano anche quello che dovrebbe essere buttato via da tempo».Parliamo d’informazione. Pure i giornalisti vanno contromano? È vero, come sostengono anche gli editori, che con la legge sulle intercettazioni si sta mettendo un bavaglio alla stampa?«Direi che ci provano ma non sono affatto sicuro che ci riescano. L’informazione è come l’acqua, se trova un ostacolo passa da un’altra parte ma non si ferma. Soprattutto nell’era del web».Come inviato hai seguito tutta la stagione di Tangentopoli. Che effetto ti fa vedere ancora dilagare la corruzione e sentir parlare di tangenti?«È una prova di nervi. Diceva Elvio Bertuccelli, per anni capocronista de La Nazione: il segreto sta nel non stancarsi mai di indignarsi. Bisogna sapersi indignare. I motivi non ci mancano».Se non mi sbaglio, eri l’unico inviato straniero che nel Natale 1991 – dopo aver fatto per anni il corrispondente da Mosca – ha assistito allo storico ammainabandiera al Cremlino per la fine dell’Urss. Te la immaginavi così la svolta del postcomunismo? Polonia, Romania, Ungheria e gli altri «ex satelliti» sapranno integrarsi veramente in Europa?«Per certi versi sì, perchè non c’è dubbio che nei paesi dell’Europa dell’Est oggi ci sia la libertà che ieri mancava. Ma è anche vero che i popoli come gli uomini rimangono sempre uguali a se stessi. Infatti la Russia conserva quelle note caratteriali che le sono proprie, come l’orgoglio nazionale, un forte senso patriottico, la consapevolezza di non essere del tutto Oriente ma di non essere nemmeno del tutto Occidente, terra di frontiera e dunque di contrasti ».Segnalo i tuoi reportages di guerra in Medio Oriente, Africa, in Libano e nei Balcani. Quale conflitto ti ha più colpito?«I luoghi che per la loro bellezza facevano da contrasto agli orrori della guerra erano quelli del Maghreb o del Medio Oriente, come il deserto. Ma i massacri più turpi li ho visti nei Balcani».Hai dedicato un libro agli Alpini, anche per raccontare la loro missione in Afghanistan. Ma il tuo battesimo letterario possiamo dire sia stata la ricostruzione della «Beffa di Modigliani», un viaggio non solo livornese tra falsari veri e falsi. Non ti è mai venuta la tentazione di fare pure tu qualche beffa?«Non so se sarebbe una beffa. Ma se vincessi al Superenalotto non mi presenterei più al giornale e senza nemmeno avvisarli. E gli manderei una cartolina dal Polo Nord».
Data recensione: 11/07/2010
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Antonio Lovascio