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La Grande Guerra, “il vero spartiacque del Ventesimo secolo”, è stata un’esperienza che ha condotto gli artisti ai limiti estremi delle loro possibilità, nel tentativo di dare forma ad una serie di

FIRENZE\ aise\ - La Grande Guerra, “il vero spartiacque del Ventesimo secolo”, è stata un’esperienza che ha condotto gli artisti ai limiti estremi delle loro possibilità, nel tentativo di dare forma ad una serie di eventi che sconvolgevano non solo ogni capacità razionale di comprensione, ma anche le regole e le convenzioni del dipingere, sia quelle tradizionali sia quelle nuovissime sorte all’alba del Novecento.

Il carattere massificato, industriale, assolutamente lontano da ogni dimensione umana dello spaventoso macello di corpi e di menti che caratterizzò la prima guerra mondiale risultava qualcosa di talmente nuovo ed indicibile da sfidare e spesso eludere le possibilità espressive degli artisti figurativi.

Eppure, anche se la difficoltà di tradurre gli sconvolgenti orrori bellici in grandi opere d’arte è stata individuata come una delle caratteristiche più tipiche del rapporto degli artisti europei con gli eventi di quegli anni, la Grande Guerra ha prodotto un’enorme quantità di immagini: si tratta di un insieme di materiali quanto mai eterogeneo, capace di spaziare dagli appunti grafici presi frettolosamente in trincea dai pittori-soldati alle grandi esposizioni d’arte militare organizzate per sostenere il morale della popolazione civile, dalle cartoline e dai manifesti murali alle illustrazioni sui giornali di trincea rivolti alle truppe, dalle vignette satiriche o caricaturali sui quotidiani alle fotografie ufficiali intrise di retorica e propaganda ed alle traduzioni cinematografiche, fino ad arrivare alla rielaborazione del dramma ed alla sua celebrazione attraverso sacrari, cenotafi, monumenti ai caduti.

L’interesse storico-culturale e la qualità estetica di alcuni documenti figurativi relativi alla Grande Guerra giustifica, nella ricorrenza del 90° anniversario dall’entrata in guerra dell’Italia, l’impegno per un’esposizione che si propone di affrontare il tema della prima guerra mondiale attraverso la testimonianza degli artisti italiani che si confrontarono direttamente con essa.

È la mostra "La Grande Guerra degli artisti. Propaganda e iconografia bellica in Italia negli anni della prima guerra mondiale", inaugurata il 2 dicembre scorso presso il Museo Marino Marini di Firenze, dove sarà allestita sino al al 25 marzo 2006.

L’esposizione, a cura di Nadia Marchioni, conta circa 150 opere fra dipinti, sculture, disegni e incisioni e si apre con le icone dell’interventismo futurista: dalla celebre "Manifestazione interventista" di Carlo Carrà, al suo "Inseguimento (cavallo e cavaliere)", utilizzato come illustrazione del volume "Guerrapittura" (entrambe le opere provengono dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia); dalle "Insidie di guerra" di Giacomo Balla (Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), alle emozionanti visioni di Gino Severini, presente con due dipinti ad olio: "Cannon en action" e "Synthèse plastique de l’idee «guerre»", proveniente, quest’ultima, dalla Bayerische Staatsgemaeldesammlung di Monaco di Baviera.

A queste notissime opere faranno eco immagini più intime, nate dal diretto confronto con la guerra, di Mario Sironi, presente con dipinti e ritratti a matita dei suoi compagni d’armi eseguiti al fronte, Anselmo Bucci del quale si presenta una scelta delle puntesecche dei quattro album "Croquis du front italien", Lorenzo Viani, rappresentato nell’esposizione con alcuni dipinti ad olio e con le violente xilografie eseguite al fronte, e Gino Barbieri, le cui commoventi xilografie incise al fronte provengono dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.

Accanto a queste opere raffiguranti uno spaccato della vita degli artisti al fronte sono da ricordare i dipinti di guerra del pittore-soldato Italico Brass, inviato nella zona di guerra per ritrarre gli aspetti più emozionanti o significativi del conflitto in corso, mentre un posto speciale è riservato alle immagini della propaganda sui giornali di trincea diffusi fra i soldati al fronte, e rivolta alla popolazione civile dalle pagine dei quotidiani e dai manifesti murali: in questa sezione si susseguono i nomi di Duilio Cambellotti, Cipriano Efisio Oppo, Enrico Sacchetti, Giuseppe Scalarini, Mario Sironi, dei quali si presentano i bozzetti originali delle illustrazioni che possono essere in mostra direttamente confrontate con la copia del giornale su cui furono pubblicate.

La mostra si conclude con alcuni importanti esempi di private riflessioni sul conflitto, che assumono carattere epico o drammatico a seconda della personalità dell’artista e del momento di esecuzione: nel 1918 Plinio Nomellini esegue il dipinto dal sentimento eroico "Alle porte d’Italia", mentre Ardengo Soffici riflette mestamente sulla guerra ormai trascorsa da più di un decennio con "Millenovecentodiciannove (Il reduce)" realizzato tra il 1929 ed il 1930, cui fa eco il dipinto di Lorenzo Viani "Il reduce", altrettanto drammatico e partecipe.

Conclude l’esposizione un accenno al "mito della Grande Guerra", elaborato a partire dall’immediato dopoguerra attraverso il proliferare sul territorio italiano dei monumenti ai caduti (un esempio è offerto dal "Bozzetto per il monumento ai caduti di Priverno" di Duilio Cambellotti) e culminato negli anni Trenta nei grandi cicli decorativi delle Case del Mutilato (in mostra sarà presente lo spettacolare cartone di Cambellotti per la decorazione della Casa del Mutilato di Siracusa).

La mostra è accompagnata dal catalogo delle edizioni Pagliai/Polistampa, con la presentazione di Carlo Sisi ed i saggi critici di Nadia Marchioni, Vincenzo Farinella, Andrea Baldinotti, Umberto Sereni e Pier Marco De Santi. (aise)
Data recensione: 06/12/2005
Testata Giornalistica: AISE
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