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Roma, 10 feb. - (Adnkronos) – “E per maggior confirmatione del non haver io né tenuta, né tener per vera la dannata opinione della mobilità della terra, e stabilità del Sole, se mi sarà conceduta, sicome io desidero, habilità, e tempo di poterne fare più

Roma, 10 feb. - (Adnkronos) - “E per maggior confirmatione del non haver io né tenuta, né tener per vera la dannata opinione della mobilità della terra, e stabilità del Sole, se mi sarà conceduta, sicome io desidero, habilità, e tempo di poterne fare più chiara dimostratione, io sono accinto a farla, e l’occasione c’è opportunissima”. Sono parole di Galileo Galilei, pronunziate il 30 aprile del 1633 davanti al tribunale del Santo Uffizio, con le quali lo scienziato pisano è costretto a prendere le distanze dalla teorie copernicane per evitare pene gravissime.
Gli atti del processo, che si concluse il 22 giugno dello stesso 1633 con la condanna per eresia e l’obbligo dell’abiura, sono soltanto una delle preziose testimonianze contenute nel libro “Galileo Galilei. Lo splendore e le pene di un ‘divin uomo’” (Mauro Pagliai Editore, pp. 256, euro 38).
Frutto di un accurato lavoro di ricerca da parte di monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, esperto di storia religiosa e profondo conoscitore della vita di Galileo, l’opera ripercorre le tappe più drammatiche della vita del grande scienziato, accompagnate da numerose illustrazioni, fotografie a colori e documenti esclusivi, come le lettere scritte alle autorità ecclesiastiche e i verbali del processo.
Data recensione: 10/02/2010
Testata Giornalistica: AdnKronos
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