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Mi ha conquistata con i suoi gialli. Uno su tutti: “La maschera di Giada”, uscito nel mese di Settembre 2009 per Mauro Pagliai Editore. Lui, lo squisito scrittore fiorentino Andrea Gamannossi che ho avuto il piacere di conoscere personalmente lo scorso 21

Mi ha conquistata con i suoi gialli. Uno su tutti: “La maschera di Giada”, uscito nel mese di Settembre 2009 per Mauro Pagliai Editore. Lui, lo squisito scrittore fiorentino Andrea Gamannossi che ho avuto il piacere di conoscere personalmente lo scorso 21 Novembre in occasione de “Il galà di IoRacconto” non si è fatto certamente pregare quando ho incominciato a bombardarlo di domande. Argomento principale? Letteratura, of course!!!
Andrea: scrittore per diletto o per mestiere?
Sicuramente per diletto. Anzi, a onor del vero, per passione. Per me scrivere è un bisogno primario, quasi come bere o respirare. Credo che in Italia ci siano pochi autori che riescono a vivere con i proventi dei propri libri. Non per nulla la maggior parte degli scrittori svolge un’altra attività e io sono uno di questi. Ora hai all’attivo numerosi racconti e romanzi. Ma quando è stata la prima volta che hai scritto un testo di prosa tutto tuo, al di fuori dei contesti scolastici?
Ho cominciato a scrivere dei racconti forse più horror che noir durante le scuole superiori. In quel periodo ero un accanito lettore di Stephen King, e mi ispiravo al suo modo di scrivere. Devo però confessare che, in ogni caso, la narrativa di uno scrittore italiano si discosta sempre da quella degli scrittori d’oltreoceano o di scuola britannica, forse per un retaggio culturale e scolastico. La narrativa italiana è più ricca di particolari, e di solito si addentra maggiormente nella sfera psicologica dei personaggi.
Secondo te quando incide una buona istruzione per saper scrivere bene?
Una buona istruzione è importante per scrivere, ma non è sufficiente per saper scrivere bene e soprattutto per sapere scrivere cose interessanti e che siano in grado di catturare l’attenzione del lettore. Credo che sia fondamentale leggere molto prima di avventurarsi nella scrittura, e poi seguire anche dei testi di scrittura creativa. Per gli esordienti consiglio “Il prontuario dello scrittore” di Franco Forte, che può essere uno strumento utile sia per evitare banali errori grammaticali, sia per capire bene come si struttura un racconto o un romanzo. Infine, per saper scrivere storie originali, occorre un elemento basilare che nessuno ti può trasmettere: la fantasia. Tu sei autore di testi sia noir sia gialli. Ma quali sono le sottili differenze che vertono tra i due generi?
La differenza talvolta è davvero molto sottile. Anzi, ci sono alcuni libri che contengono sia gli elementi del noir che del giallo. Il giallo presenta una struttura classica dove ci sono degli omicidi, degli investigatori e dei sospetti. Lo scrittore deve essere bravo a fornire degli indizi al lettore e a rivelare il colpevole nelle ultime pagine, mischiando le carte il più possibile in modo da costruire un finale mozzafiato. Il noir, e spesso viene fatta un po’ di confusione su questo termine, è differente in quanto non ha una struttura ben precisa. A volte ci sono storie di malavita, di delitti seriali, di cronaca nera. Personalmente credo, sebbene molti critici mi hanno definito uno scrittore noir, di essere più genericamente uno scrittore di thriller, poiché i miei romanzi sono un’alchimia tra giallo e noir a sfondo psicologico.
Punti di riferimento sia dell’una sia dell’altra direzione?
Per i gialli puri mi è sempre piaciuta Agatha Christie, e recentemente Fred Vargas. Per il noir ritengo Carlo Lucarelli uno dei migliori scrittori del genere.
Sinceramente non ti è mai capitato mentre scrivevi di avere la tentazione di scrivere un testo molto simile a quelli già in precedenza stampati dai tuoi scrittori preferiti?
Di solito, quando si scrive ci si ispira spesso a qualcosa che si è letto in precedenza. Come ho detto poc’anzi, in gioventù mi sono ispirato molto a Stephen King, e tante volte ho avuto l’istinto di, non dico copiare, ma di avvicinarmi molto ai suoi testi. Poi ho abbandonato l’idea e, piano piano, ho costruito uno stile tutto mio, che penso si discosti dagli altri autori del mio genere toscani e italiani.
Generalmente, dopo una prima stesura si tende a voler far leggere l’opera in primis a una persona di nostra fiducia, parente o amico che sia, e poi solo in un secondo momento a un editore. È così anche per te?
Sì, i miei testi vengono letti, per la prima volta, da mia moglie Cristina che è una accanita lettrice di thriller ma anche di tutta la narrativa in generale. Non mi risparmia critiche o stroncature, quindi sono sicuro che dopo un suo esame con esito positivo, il testo può andare avanti.
Quanto influiscono i commenti di questa persona nella correzione del tuo lavoro?
Molto, come ho risposto prima solo dopo un giudizio positivo di Cristina vado avanti con il lavoro, e discuto con lei le modifiche da apportare. Poi riguardo il testo fino alla stesura finale.
Ma dimmi ora: come nasce un tuo racconto? E un tuo romanzo?
Durante la vita di tutti i giorni, qualche volta, un particolare, una scena che vedo, una frase che ascolto, insomma un embrione si radica nella mia mente e da lì comincio a lavorarci sopra. Una volta che è nata un’idea per un romanzo non comincio subito a scrivere, ma la lascio lì a sedimentare nella mia memoria. Poi, dopo qualche mese, comincio a buttare giù le prime pagine, costruire i personaggi e creare una trama. Spesso poi tutto il resto nasce durante la stesura, e addirittura la trama si modifica via via che il testo va avanti. Sono uno scrittore impulsivo e quando comincio a scrivere lo faccio di getto. Poi leggo e rileggo tutto anche mille volte, apporto correzioni e modifiche fino a raggiungere un risultato che mi soddisfi. Io sono il primo lettore di me stesso, e sono anche un lettore molto critico. Per esempio, il mio ultimo libro “La maschera di giada” è rimasto latente nella mia testa per quasi due anni. Poi un giorno, mentre mi trovavo in vacanza al mare, ho cominciato a scriverlo e in un mese e mezzo è nata la bozza del libro.Per i racconti è tutto più semplice e immediato, spesso riesco a scrivere un racconto in un paio d’ore.
Quando ti rendi conto di aver fatto un buon lavoro e di poterlo proporre per la stampa al tuo editore?
Dopo il vaglio di mia moglie Cristina e dopo che il testo ritengo abbia raggiunto un buon livello, lo propongo alla casa editrice. Ma prima di farlo lo faccio leggere anche ad alcuni amici. Solo dopo questo ulteriore benestare lo invio all’editore.
A proposito di case editrici... Quali consigli ti senti di dare a un giovane che sta per affacciarsi nel mondo dell’editoria affinché non incappi in alcun editore volpone, pronto a chiedergli una cospicua somma di denaro per fargli pubblicare le sue fatiche letterarie?
Guarda, il mondo letterario è pieno di persone che cercano di sfruttare i sogni degli scrittori esordienti spillandogli soldi. E soprattutto promettendo vendite che non avverranno mai. Per vendere un libro occorre un forte battage pubblicitario e una distribuzione capillare, fattori che pochissime case editrici sono in grado di garantire. Se si considera che in Italia ogni giorno vengono pubblicati centinaia di libri e che i più venduti sono quelli di calciatori, veline e uomini di spettacolo, vi lascio immaginare quante copia possa vendere uno scrittore esordiente! Io consiglio a chi si vuol avvicinare al mondo editoriale di far leggere prima il proprio testo a qualcuno del mestiere per sapere se è più o meno pubblicabile e poi, in caso positivo di inviarlo a piccole case editrici che siano in grado di pubblicare anche modeste quantità di copie, cosa possibile nella tecnologia digitale. Poi occorre darsi da fare in prima persona organizzando presentazione, eventi e quant’altro per pubblicizzare la propria opera. Comunque per qualsiasi consiglio chi ne avesse bisogno può contattarmi sul mio sito www.andreagamannossi.it , dove è presente una sezione per autori emergenti, ed eventualmente, secondo il genere, posso indirizzarlo verso la casa editrice più appropriata, o comunque dare dei suggerimenti.
E ora cosa stai lavorando ora? Qualche gustosa chicca al riguardo?
Sto scrivendo un giallo classico. Una storia un po’ struggente che passa da Firenze alla Scozia con dei protagonisti particolari!
Mi hai molto incuriosito, Andrea! Ma ora, essendo il nostro un sito musicale, ti tocca rispondere a una manciata di domande sulla musica. Sei pronto?
Certamente!
Allora... Dischi e canzone del cuore?
Disco: “I wish you were here” dei Pink Floyd.Canzone: “Pensieri e parole” di Lucio Battisti.
Cantanti e gruppi preferiti?
Peter Gabriel, Pink Floyd, P.F.M. e Roberto Vecchioni.
Infine: la colonna sonora della tua vita?
Quella del film "Grease": spettacolare!  
E come darti torto? Hai perfettamente ragione! Beh, Andrea, è giunto ora il momento di salutarci ...Eh già, ma ci risentiremo presto. Magari all’uscita del mio nuovo romanzo!  Puoi dirlo forte...Puoi dirlo forte, Mr Gamannossi!
Data recensione: 18/01/2010
Testata Giornalistica: Musicalnews.com
Autore: ––