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C’era, al tempo in cui la Letteratura si chiamava (anche) Belle Lettere, una consuetudine da parte di critici e studiosi: quella di mettere insieme scritti d’occasione, saggi, note di un certo rilievo e farne libro.

C’era, al tempo in cui la Letteratura si chiamava (anche) Belle Lettere, una consuetudine da parte di critici e studiosi: quella di mettere insieme scritti d’occasione, saggi, note di un certo rilievo e farne libro.
Pancrazi, Cecchi, Papini, padre Mondrone della Civiltà Cattolica con la serie dei suoi “Scrittori al traguardo” (per fare qualche esempio) sono ancora nella memoria di tanti non più giovani lettori.
Era una scelta fra tanto materiale, fra tanto che era stato scritto, e quindi valutare e giudicare...
Non diversamente, a questo “filone” si riferivano le papiniane “Stroncature”, delle quali oggi si avvertirebbe quanto mai il bisogno!
A questo tipo di libri, a questa temperie, ci riporta un volumetto di acute notazioni e di godibilissima lettura a firma Pierfranco Bruno – Gerardo Picardo: “Voci del Mediterraneo”.
Si tratta di trentaquattro interventi fra la nota critica e il ritratto dell’autore preso in considerazione che si consegnano sulla pagina con una mirabile chiarezza, osservazioni sempre pertinenti, a volte originali. Il tutto, in una prosa scorrevole e gradevole.
A chi ora scrive sono particolarmente piaciuti per acutezza e capacità di approfondimento i capitoli dedicati a “Gianfranco Guareschi e il sentimento della terra”, “Giuseppe Prezzolini il conservatore che ha innovato”, “Vitaliano Brancati e la letteratura dell’essere”, “Viaggio nella favola di Sibilla Aleramo”. Ma anche gli altri interventi dimostrano, oltre all’assoluta familiarità degli autori con i loro personaggi: che vanno da Alvaro a Vittorini, da Oriani a Carlo Levi, da Silone a Soldati, da Marotta a Jovine, da Saba ad Arpino, e via elencando, una acutezza e valutazione non comune.
Bruno e Picardo partono da un testo, da un libro che ha attirato la loro attenzione, ma poi il discorso investe tutta l’opera dell’autore: la sua personalità, il suo mondo... e la vita.
Bastano a volte poche parole a illuminare il lettore.
Sentite, per esempio, per Cardarelli: “Il concetto del tempo resta fondamentale. Tempo e linguaggio. Non solo una metafora. Ma una metafora dell’anima...”.
E per Arpino: “ ...Ogni romanzo ha chiaramente una sua problematica diretta o sottaciuta ma ciò che si esplora, alla fine, non è il dato rappresentativo o l’indagine cronachistica (d’altronde Arpino è stato giornalista e il mestiere di giornalista lo conosceva bene e lo praticava con scrupolo) ma l’uomo.
“In fondo Arpino attraversa o supera il realismo (o la realtà) con ironia...”
Lettura, dunque, vale la pena di ripeterlo, gradevolissima e coinvolgente, con alla ribalta scrittori “maggiori” e “minori”, per così dire, del Novecento o a cavallo fra due secoli (è il caso di Alfredo Oriani), con “Una conclusione aperta” che sottolinea intenti, sentimenti e pensiero degli autori.
“Il viaggio nella letteratura”, infatti, per loro “è un viaggio dentro l’anima delle parole e tra i racconti dello scrittore. Lungo questi percorsi si possono rintracciare profili e matrici nelle quali le eredità, le identità, i legami con le culture del Mediterraneo costituiscono una chiave di lettura significativa...”
Bruni e Picardo dichiarano con chiarezza il senso delle scelte operate: “Non una letteratura realistica. Non un’offerta di narrativa sociologica e rivolta alla rappresentatività degli ambienti. Ci pare chiaro l’indirizzo. Il tracciato onirico, esistenziale, metaforico è quello che campeggia...”.
Un “scelta di campo” seria, onesta e, diremmo, se non si trattasse di espressione usata e in passato troppo abusata... impegnata.
Data recensione: 01/12/2009
Testata Giornalistica: Libro Aperto
Autore: Giovanni Lugaresi