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«Voci del Mediterraneo» (Mauro Pagliai Editore, 2009), scritto da Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo riesce nel difficile tentativo di dare un unico filo conduttore a tanti segmenti di letteratura apparentemente, ma solo apparentemente, distanti tra loro

«Voci del Mediterraneo» (Mauro Pagliai Editore, 2009), scritto da Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo riesce nel difficile tentativo di dare un unico filo conduttore a tanti segmenti di letteratura apparentemente, ma solo apparentemente, distanti tra loro che hanno caratterizzato il secolo scorso. Le voci del Mediterraneo, cui allude il titolo del pregevole testo, sono – appunto – quelle dei cantastorie, dei poeti, degli autori che hanno viaggiato in luoghi al di fuori dei confini del tempo e dello spazio, lasciando impercettibili tracce di sé e brandelli della propria anima come testimonianza del dolore, della passione, dei sentimenti universali – insomma – che accomunano l’umano sentire.Scrivono gli autori nell’introduzione: «Viviamo il Mediterraneo tra le tracce dei destini che i popoli ci hanno lasciato e ci hanno trasmesso attraverso i valori della tradizione, sulla quale il mito dialoga, grazie alla memoria, con il presente che si fa contemporaneo. E proprio la memoria è un percorso indelebile, che ci parla tra i segni, le ancore simboliche, i sogni, il mistero. Nella mediterraneità le eredità sono un vissuto che continua a vivere tra il mare e il deserto, tra i destini della Grecia e il destino di Roma. Ma la stessa memoria, nel Mediterraneo che si fa mito, è una costante richiesta di mito. Ritorna di grande attualità anche la discussione su una letteratura che non è storia, o che non è storia soltanto ma che si vive nel perduto del tempo, nel vissuto delle memorie e tra i rigagnoli dei ricordi che si intrecciano nelle fantasie e nell’affascinante mistero di personaggi che inseguono avventura. Gente in rivolta, con il proprio tempo, scritture carsiche, lotte incompiute e segni di tempo».Non è errata la considerazione degli autori per i quali «il Mediterraneo e la sua cultura sono un luogo fisico» e, al contempo, «un topos interiore e un racconto, uno stare al mondo».
Data recensione: 01/12/2009
Testata Giornalistica: ForumItalia
Autore: Simone Di Meo