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Musicista d’origine istriana, ma fiorentino d’adozione, Luigi Dallapiccola (1904 – 1975), pianista da camera e didatta innovativo, è da annoverare tra i grandi maestri del ’900 musicale

CLASSICA

Musicista d’origine istriana, ma fiorentino d’adozione, Luigi Dallapiccola (1904 – 1975), pianista da camera e didatta innovativo, è da annoverare tra i grandi maestri del ’900 musicale italiano, che egli stesso ha contribuito non poco a svecchiare e a dialogare da pari a pari con le principali avanguardie europee. Antifascista “costituzionale”, propugnatore radicale ed originale del metodo schonberghiano – la visione e l’ascolto del Pierrot Lunaire lo folgorò, ma anche Webern non gli è stato da meno – Dallapiccola ha innervato la maggior parte della sua produzione di forte tensione spirituale, trovando nel rapporto voce e strumento la dimensione più autentica della sua poetica “concentrazionaria”, sulla quale è riuscito a produrre alcune partiture che meritano l’appellativo di capolavori della musica del Novecento. Per l’appunto tale matrice consentì al compositore “fiorentino” di approdare nei migliori teatri e di “comporre” uno dei capolavori del XX secolo: l’opera “Il prigioniero”. Sulla stessa riga poi spiccano i celebri e autobiografici “Canti di prigionia”. Se questo è il nucleo “storico” sul quale fondare un giudizio sull’opera di Dallapiccola, la mostra Ricercare “Parole, musica e immagini dalla vita e dall’opera di Luigi Dallapiccola”, allestita e curata da Mila De Santis a Firenze, presso Palazzo Pitti (catalogo Polistampa pp. 128 con illustrazioni, euro 18,00), consente, grazie alle carte giacenti nell’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del gabinetto Vieusseux, d’esplorare a tutto tondo la biografia del compositore. Di scovare tra le pieghe dei documenti, delle partiture, delle fotografie, delle lettere private e pubblicate, il respiro europeo, totalmente sprovincializzato, di un artista folgorante e raffinato, colto ed impetuoso, che sapeva comprendere, per dirla tutta come il suo maestro Schoenberg e il suo biografo Sergio Sablich (autore del fondamentale Luigi Dallapiccola uscita l’anno scorso per i tipi dell’Epos e che è purtroppo l’ultima fatica del critico e organizzatore musicale), che la vita di un musicista inizia sempre dopo la sua morte. Fedele a questo – purtroppo veriterio – dettato l’universo dallapiccoliano può essere guardato solo per diritto, senza mediazioni oblique e trasversali. Questo è uno dei pochi casi in cui un artista è ciò che è.

Ricercare
Parole, musica e immagini dalla vita e dall’opera di Luigi Dallapiccola

Firenze Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti
Sale del Fiorino
fino al 21 dicembre 2005
Data recensione: 16/11/2005
Testata Giornalistica: Il Cittadino
Autore: Fabio Francione