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Mediterraneo, luogo dell’anima esplorato dalla letteratura. Dal cantastorie Ignazio Buttitta a Corrado Alvaro, al poeta isolato Lorenzo Calogero

Mediterraneo, luogo dell’anima esplorato dalla letteratura
Dal cantastorie Ignazio Buttitta a Corrado Alvaro, al poeta isolato Lorenzo Calogero Il Mediterraneo come un lungo racconto, dal quale emergono le voci dei poeti nei mercati e nei porti. Un Mediterraneo letterario che si riconosce nella dimensione di quella geografia dell’anima, popolata da luoghi, volti e voci che si intrecciano con mito e memoria.
Scavando nella miniera della letteratura mediterranea, due scrittori appunto mediterranei, Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo, fanno riaffiorare le scritture carsiche che rappresentano l’eredità di un vissuto che continua ad esistere e che affonda le radici tra i destini della Grecia e il destino di Roma. Nasce così una selezione di straordinarie testimonianze mediterranee raccolte nel libro “Voci del Mediterraneo” (Mauro Pagliai editore, pagine 205, euro 18) che ripercorre sentieri letterari e artistici di un’agorà umanistica dominata dall’inquietudine e a volte da una particolare solitudine, da un’inesausta ricerca di senso.
Dal cantastorie Ignazio Buttitta a Ignazio Silone, da Corrado Alvaro a Carlo Cassola, a Sibilla Aleramo, Mario Soldati, Elio Vittorini, Domenico Rea, Lorenzo Calogero, Grazia Deledda, Giuseppe Prezzolini: sono trentaquattro le voci e le biografie che riemergono in questa bella antologia mediterranea che imbastisce memoria e mito, letteratura e nostalgia. Troviamo il Marotta “affrescatore” di immagini che vengono dal quotidiano, non solo nel suo conosciutissimo "L’oro di Napoli", ma anche in libri come “Le madri” del 1952, dove si legge : «... il pianto consuma le creature come l’acqua fa coi sassi; ma oltre la sostanza non va».
Un linguaggio di una letteratura non allineabile, come accade con Domenico Rea, tra le pagine del quale la “napoletanità” va oltre e l’ironia diventa passione che affonda nella geografia dei luoghi. In Corrado Alvaro si trova il Mediterraneo come luogo dell’esistenza, nella linea di interpretazione di “Lunga notte di Medea”, dove Medea è consapevole del fatto che la discendenza è tutto: «... non c’è più nessuno con me, se non il destino». Bruni e Picardo scrivono che Alvaro resta un punto centrale intorno al quale ruotano dimensioni della letteratura universale. E in fondo Alvaro legge nella Medea non solo la vita e la morte, ma soprattutto la riaffermazione di un codice che ha il suo punto forte nel valore dell’appartenenza e del ritorno.
E il mito della partenza e del ritorno è un tema esistenziale che ha profonde origini nel Mediterraneo. Una simbologia che appassiona Carlo Levi, il quale compie un viaggio in Sicilia alla ricerca del mito, del simbolo, del sogno magico e che con quella storia vissuta e raccontata nel suo celeberrimo “Cristo si è fermato a Eboli” compie un’operazione straordinaria proiettando la memoria individuale in un tempo eterno.
C’è anche Lorenzo Calogero nell’antologia mediterranea, il poeta calabrese isolato, dominato da una costante fragilità esistenziale, Calogero che per i temi e la ricerca linguistica resta un poeta unico. Montale del poeta di Melicuccà scrisse che «ha lavorato in un incrocio di tendenze, rifiutandole tutte per non impoverirsi, interamente posseduto dal demone dell’analogia, della similitudine».
La poesia di Calogero non dimentica i segni delle radici: «Voi mi ricordate / qualcosa che non si annulla / della mia fanciullezza: l’infinita speranza per i prati: Mi rivedo / fanciullo, sento l’ignota / cadenza di tempi andati».
Molteplici sono i temi proposti nell’antologia mediterranea, che esplora uno spazio letterario molto ampio, nel secolo scorso e fino ai nostri giorni. Il libro offre una rilettura acuta e non allineata di voci inquiete che si sono ispirate a quella letteratura del ritorno di cui è protagonista senza tempo Ulisse. Una letteratura del recupero della memoria, dei luoghi, delle voci e di quella immagine del focolare d’inverno e del vento che spinge al largo, cercando di raccontare sempre il proprio tempo.
Data recensione: 18/10/2009
Testata Giornalistica: La Gazzetta del Sud
Autore: Domenico Nunnari