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Su molti autori del Novecento, scrittori e artisti, grava un sospetto: «ingenuità », mancanza di adeguati bagagli di informazione culturale in grado di sostenere autenticità e durevolezza dei loro risultati, di garantirne l’appartenenza storiografica

L’importanza del maestro del Novecento riproposta in un volume
Su molti autori del Novecento, scrittori e artisti, grava un sospetto: «ingenuità », mancanza di adeguati bagagli di informazione culturale in grado di sostenere autenticità e durevolezza dei loro risultati, di garantirne l’appartenenza storiografica. Sospetto pesante, nefasto, duro a morire. Più facile credere al genio che alla cultura, dimenticandosi che è proprio la cultura, semmai, a valorizzare talenti e a rendere efficienti risorse che il genio ha dispensato. È il caso del senese Federigo Tozzi, solo di recente sottratto a un suo presunto destino di scrittore naïf grazie ad appuntite ricerche e inoppugnabili documentazioni. Ed è il caso del viareggino Lorenzo Viani (nella foto), pittore e scrittore insieme, amico del citato Tozzi fin dai giovanili anni fiorentini della sua formazione alla scuola di Giovanni Fattori. Accreditato da autorevoli giudizi come uno tra i maggiori rappresentanti del nostro Novecento grafico e pittorico – valga per tutti l’elogio di Rosai: «È stato il maestro di tutti noi» –, Viani risulta sì, oggi, artista noto, ma ancora al di sotto dei suoi effettivi valori. Per non dire, rimasta decisamente più in ombra, della sua attività letteraria talvolta davvero notevole: un’attività parallela, valutabile anch’essa per via di cultura, nella sua originale configurazione novecentesca fra dialetto, lingua e tensione espressionistica che ha prodotto racconti interessanti come Gli ubriachi e I vàgeri e romanzi di rilievo come Parigi e Angiò uomo d’acqua. A queste considerazioni invita l’importante volume «Scritti e battaglie d’arte» a cura di Marcello Ciccuto ed Enrico Lorenzetti, edito per i tipi di Mauro Pagliai, che all’insegna della consapevolezza iscrive, senza possibilità di replica, il contributo del pittore alla storia della cultura europea. Un ingente, capillare lavoro di recupero documentario (c’è anche un Viani datato 1910 recensore di Van Gogh) che, illuminando l’intera opera del viareggino, ne potenzia l’afferenza storica e ne articola nel contempo la complessità di vicenda dinamica e tutt’altro che irrelata. A tal punto che il pieno riconoscimento su scala internazionale che a Viani di diritto spetterebbe dovrà piuttosto imputarsi (come del resto anche nell’espressionista Tozzi accade) ai temi difficili e urtanti della degradazione, della miseria e dell’abbandono promossi a cifra interpretativa del mondo. Temi resistenti perché fondamentali e fondanti: costitutivi. Neppure la conclamata adesione al fascismo dell’ex-sindacalista rivoluzionario ed ex-anarchico Viani che in alcuni di questi scritti si accampa con forza consentirà di abdicare – come giustamente Lorenzetti sottolinea – alle ragioni dell’arte.
Data recensione: 11/03/2010
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Marco Marchi