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Nell’inverno 1993 Craxi chiese a Spadolini e a Napolitano, allora presidenti del Senato e della Camera, di far dimettere da presidente

Lun 11 Mag - 19.32(AGI) - Roma, 11 mag. - Nell’inverno 1993 Craxi chiese a Spadolini e a Napolitano, allora presidenti del Senato e della Camera, di far dimettere da presidente del Comitato parlamentare di controllo dei nostri servizi di informazione e di sicurezza civile e militare, Pecchioli: lo riteneva una sorta di agente sovietico, cioè una spia al servizio del Kgb. Aveva torto? Una risposta a questa dichiarazione del leader socialista dovrebbe venire da Giorgio Napolitano e da Giuliano Amato che hanno occupato il vertice degli apparati di prevenzione, intelligence e repressione come ministri dell’Interno. Lo scrive Salvatore Sechi, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Ferrara, in ‘Le vene aperte del delitto Moro’ per la collana ‘Radici del Presente’ nel 31esimo anniversario della morte per mano delle Br dell’ex-Presidente della Dc, pubblicando due lettere di Craxi a Spadolini e Napolitano. Collaborano alla collana diretta da Sechi, Franco Mazzola ex-sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Craxi e Cossiga; il magistrato Luigi Carli, che fece condannare la colonna genovese delle Br; due studiosi delle Br, Marco Clementi e Vladimiro Satta; un esperto di storia dell’Europa orientale Fernando Orlandi; lo storico Richard Drake e due esperti di terrorismo Gabriele Paradisi e Roberto Bartali. (AGI) - Roma, 11 mag. - Quale fu, dunque, il ruolo del Pci e di Pecchioli? Sechi ricorda che “su di lui, che svolse le funzioni di ministro dell’Interno del partito di Berlinguer, gravi la dura condanna del segretario del Psi che  nel ‘93 chiese in due lettere le sue dimissioni a Spadolini e Napolitano”. Nel  volume si discute una vecchia certezza: “le Br (e i comunisti italiani prima di loro avessero seguito dei corsi di addestramento alla guerriglia e sabotaggio nei campi militari della Cecoslovacchia: ignoriamo anche – dichiara Sechi – quale fu l’effettivo ruolo del Pci. Perche’ accredito’, inviandovi più volte il capo della ‘vigilanza’ Salvatore Cacciapuoti e vere e proprie delegazioni, l’immagine di Praga come zona aperta e luogo di incubazione del terrorismo?”. Proprio il Kgb, il servizio segreto sovietico, per Mazzola, ebbe “una parte importante, insieme al terrorismo arabo-palestinese, nel rapimento e nella  morte del presidente della Dc. Anche il ruolo avuto da Steve Pieczenik, rappresentante del Dipartimento di Stato inviato dal presidente Carter al ministro dell’Interno Cossiga, non fu limpidissimo”. Per lui, dice ancora Sechi, “la morte del leader democristiano fu una scelta necessaria per  salvare Giulio Andreotti e preservare i segreti e la sicurezza della Nato. Pieczenik è solo un testimone inaffidabile o copre altri corpi dello stato? Poco, molto poco – conclude Sechi – sappiamo dello stragismo che ha insanguinato il nostro paese. E sull’attività di esponenti del Kgb, anche di recente, sono state pubblicate interviste che coincidono con la prassi fantasiosa di alcuni suoi  inviati: le vene del delitto Moro, 31 anni dopo, sono ancora aperte”. (AGI)
Data recensione: 11/05/2009
Testata Giornalistica: AGI
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