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A quarant’anni di distanza da quei fatti, lo studio del ’68 in Italia non può essere relegato alle celebrazioni d’occasione. Non deve

A quarant’anni di distanza da quei fatti, lo studio del ’68 in Italia non può essere relegato alle celebrazioni d’occasione. Non deve esserlo.«Se così fosse – è la tesi di Danilo Breschi – si mancherebbe un’occasione unica per comprendere una cesura epocale, un momento di svolta nella storia politica, sociale e culturale». Il ’68 è stato, infatti, un fenomeno di portata mondiale, essendo iniziato nei campus degli Usa. Ma, e questo è il punto, ha però assunto in Italia una fisionomia del tutto particolare, che ne ha prolungato la durata per oltre un decennio: «Quello italiano è, in questo senso, un Sessantotto diverso da quelli conosciuti dagli altri paesi europei». È questo l’assunto di una documentata ricerca di Breschi che arriva in libreria proprio in concomitannza con gli ultimi dibattiti sul quarantennale: Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del ’68 (Mauro Pagliai Editore, pp. 266, euro 15,00, tel. 055/737871).
Danilo Breschi, ricercatore e già autore di un bel libro su Camillo Pellizzi e di numerose ricerche di natura storico-politica, aveva esordito giovanissimo su Diorama letterario e collabora, attualmente, con riviste come L’Indice e ParadoXa. Con quest’ultimo lavoro ha il merito di inquadrare i fenomeni del ’68 in un contesto ampio, interpretandolo come la conclusione di un ciclo apertosi nella lunga fase 1956-66. Lo spiega una citazione di Gian Mario Cazzaniga: «Esistono i padri spirituali, cioè le letture di cui si nutre il movimento. E due letture che sembrano discordi e non lo sono, sono decisive: Che Guevara e Don Milani...». Precisa Breschi: «La figura del Che, ad esempio, incarnava il mito dell’eroe romantico, rivoluzionario per la libertà e la riscossa dei popoli; una figura che si adattava a pieno all’immaginario di cui si nutrivano i giovani italiani degli anni ’60, spesso cresciuti in ambiente cattolico». Di questo e altro, il libro ricostruisce l’intreccio. Peccato solo che l’indagine si fermi alla sinistra e con allarghi l’impatto della nuova sensibilità all’interno dell’intero universo giovanile, sulla falsariga di recenti lavori internazionali, a cominciare dal saggio di Mark Kurlansky.
Data recensione: 20/11/2008
Testata Giornalistica: Il Secolo d’Italia
Autore: Maurizio Bruni