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«Il fatto è che pur conoscendola bene, la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della vita e che, senza lo spreco che io chiamo morte non ci sarebbe la vita.»

[...] «Il fatto è che pur conoscendola bene, la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della vita e che, senza lo spreco che io chiamo morte non ci sarebbe la vita.»E’ questo il fil rouge di tutta l’opera letteraria della scrittrice fiorentina. Lo rivelò lei stessa nel ‘94, in una lunga intervista rilasciata a Maria Antonietta Cruciata e apparsa sulla rivista “Michelangiolo”. «Il tema della morte c’era in lettera a un bambino mai nato, e c’era anche in Un uomo: libro che incomincia e finisce con i funerali del protagonista. C’era, c’è anche in se il sole muore, dove il verbo morire si trova addirittura nel titolo. Però in ciascuna di essi v’è un tema parallelo: il tema della vita. Più che la morte quindi direi che il tema dei miei libri è l’eterno scontro tra la morte e la vita».Oriana odiava la morte e rifiutava di accettarla perché amava disperatamente la vita. E infatti i suoi libri si concludono tutti col trionfo della vita. «Morire, una semplice battuta d’arresto. Una pausa di riposo, un breve sonno per prepararsi a rinascere, a rivivere per morire di nuovo sì, ma per rinascere ancora, rivivere ancora, vivere all’infinito», dice Angelo prima di saltare in aria con la terza nave, alla fine di Insciallah. E lettera a un bambino mai nato finisce con queste parole: «Ora muoio anch’io. Ma non conta. Perché la vita non muore».
Data recensione: 29/07/2008
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: ––