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Il ’68 non fu un evento casuale né imprevisto, anche se colse di sorpresa molti protagonisti della scena politica e culturale dell’epoca: fu infatti preceduto da un decennio di avvisaglie. Qualcuno sognava da tempo

Il ’68 non fu un evento casuale né imprevisto, anche se colse di sorpresa molti protagonisti della scena politica e culturale dell’epoca: fu infatti preceduto da un decennio di avvisaglie. Qualcuno sognava da tempo l’insurrezione, se non la rivoluzione, e credette che col ’68 fosse arrivato il momento giusto per rovesciare le istituzioni: chi erano questi “qualcuno” e come si comportarono in quegli anni che tanto hanno influenzato la vita dell’Italia? Per la prima volta genesi e sviluppo del movimento vengono analizzati da un punto di vista (e di partenza) originale in un saggio dello studioso pistoiese Danilo Breschi, che non fu né protagonista né testimone diretto ma che, libero da preconcetti ideologici, ha riordinato con rigore scientifico frammenti e pensieri di quel periodo cruciale della storia italiana. In Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del ’68 (pp. 272, 15 euro, Mauro Pagliai editore) Breschi ricostruisce la topografia della sinistra extraparlamentare, delle riviste neo-marxiste, dei gruppi di intervento nelle fabbriche e concentra la sua attenzione sui fermenti che si produssero nella sinistra italiana, dentro e ai margini dei due partiti storici di quello schieramento: il Pci e il Psi e sul loro atteggiamento rispetto all’antagonismo emergente dei moti studenteschi. Il libro delinea i protagonisti e la loro collocazione nella società e nella politica nazionale negli anni ’60; definisce inoltre il ruolo e le responsabilità politiche e morali che ebbero verso il movimento personaggi come Togliatti e Longo, Scalzone e Piperno, Negri e Sofri, Panzieri e Tronti, con le debite differenze tra chi accarezzò il sogno della rivoluzione e chi la perseguì tenacemente. Pur consapevole, d’accordo con Sidney Tarrow, che «il movimento universitario fu il crogiolo nel quale vennero a cadere le barriere tra cattolici, comunisti di sinistra ed ex comunisti e sinistra indipendente» e che la subcultura cattolica ebbe «influenza ampia e profonda » sul movimento, Breschi ritiene comunque cruciale e prevalente il ruolo dell’ideologia marxista-leninista nell’incubazione del linguaggio e dell’immaginario sessantottino e su questa impostazione/ipotesi basa la sua ricerca. Il saggio offre inoltre testimonianze e abbondanti materiali mai prima studiati che consentono di tracciare un percorso storico attinente ai fatti, dalle rivolte sindacali ai moti di piazza e alla crisi della sinistra italiana negli anni ’60. Segnali anticipatori di una grande carica sovversiva (che i partiti capirono tardivamente), questi fermenti culminarono nel ’68 e si esaurirono solo un decennio dopo. Ricercatore di storia delle istituzioni politiche nella Libera università san Pio V di Roma, Danilo Breschi (1970) ha insegnato alla Stanford University di Firenze. Con Gisella Longo ha pubblicato Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia, 1896-1979 (Rubbettino 2003) e con Franklin Hugh Adler ha curato nel 2005 A Special Issue on Italian Fascism, numero monografico della rivista newyorkese «Telos».
Data recensione: 19/08/2008
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Cesare Sartori