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Un libro forse poco... profumato, ma che ci ricorda giustamente come turarsi il naso non serva a nulla, anzi sia un comportamento incosciente e persino criminale. Il mediatore di rifiuti , romanzo del giornalista e scrittore

Un libro forse poco... profumato, ma che ci ricorda giustamente come turarsi il naso non serva a nulla, anzi sia un comportamento incosciente e persino criminale. Il mediatore di rifiuti , romanzo del giornalista e scrittore toscano Valdemaro Casini, edito da Mauro Pagliai editore (collana giallo e nero) va a rovistare in un filone purtroppo quanto mai rigoglioso e abbondante. E soprattutto, non solo campano e meridionale, se è vero, come ha di recente dichiarato l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, che «con questo ritmo, entro il 2010 le 21 discariche presenti in Toscana saranno esaurite. È quindi necessario convincere ad aumentare la raccolta differenziata, a a costruire per tempo i termovalorizzatori necessari, ad adeguarsi al riuso. Per non fare la fine della Campania».
Ma un buon tema di attualità, per quanto azzeccato, non basta a fare un buon romanzo. Casini invece nel complesso ci riesce abbastanza; il libro è snello e ben congegnato, l’autore fa centro nel difficile compito di portare avanti più vicende apparentemente scollegate che si trovano poi invece a confluire nella soluzione finale. E il finale è senz’altro uno dei punti di forza di questo libro, una mescolanza eccellente tra amara credibilità e purtroppo prevedibile sorpresa: il male forse non trionfa, ma certo finisce spesso per cavarsela. Per la linearità della trama e il suo non indulgere a sbandamenti o digressioni , Casini ricorda piuttosto la tradizione di certo giallo francese; e, grazie al cielo, l’autore non ha assolutamente sentito il bisogno di infiocchettare la vicenda con paccottiglia erotica fuori luogo, ingrediente tanto indigesto quanto oggi quasi onnipresente.
Tutto bene allora? Quasi. Benissimo l’asciuttezza e la rapidità, ma a volte si ha la sensazione che l’autore esageri. I luoghi e i personaggi, ad esempio. Il commissario Mancuso e l’ispettore Di Matteo della questura di Lucca, che indagano sul mistero di un uomo bruciato in un “presunto” incidente d’auto, non hanno nulla dei personaggi delle varie squadre di polizia (grazie al cielo), ma nel complesso restano un po’ anonimi e incolori. Un po’ più vivo il giornalista Gianni Losetti, che con la sua caparbietà riesce a dimostrare la scomparsa di una nave al largo del porto di Livorno, della cui “scomoda” esistenza e sparizione non ci si voleva accorgere, (e che si scoprirà strettamente collegata con l’inchiesta della polizia lucchese); ma nel complesso, anche sul bravo cronista e sul vulcanico direttore del Telegrafo del Tirreno Benigno Goggioli l’autore tiene la penna forse un po’ troppo leggera. Anche i luoghi, Lucca, la Garfagnana, Livorno con una obbligatoria incursione (dato l’argomento) nel napoletano sono accennati appena di scorcio. Ma del resto, l’autore punta sull’azione, sulla denuncia del traffico dei rifiuti (soprattutto industriali) e sul loro clandestino e malefico smaltimento; un incredibile giro d’affari più lucroso e più “sicuro” i quello della droga, che rischia di avvelenare non solo il meridione ma tutto il paese, procurando guadagni di milioni di euro alla malavita organizzata.
Data recensione: 18/06/2008
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Domenico del Nero