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È come se tutto fosse finito, terminato, concluso. Da quanto? Da almeno un decennio, ipotizzo. Gli editori, convertiti in industrie per scarpe o per oggetti di arredamento, non servono più. Pensare di guadagnarci facendo

È come se tutto fosse finito, terminato, concluso. Da quanto? Da almeno un decennio, ipotizzo. Gli editori, convertiti in industrie per scarpe o per oggetti di arredamento, non servono più. Pensare di guadagnarci facendo l’editore è una cosa da folli, diceva il vecchio Rizzoli, l’uomo che si era fatto da sé, e i week-end li passava a Roma, a far la bella vita e a inventarsi il cinema. Che volpe, il Rizzoli. È così. L’editore è il segugio che riesce a vendere l’invendibile, a propinare l’indigesto, il miracoloso, l’inutile. Cari voi, la letteratura, oggi, ora, qui, è affare per chi ha il fegato di diamante. Gli scrittori, i pochi santi che ancora sono in circolo, scrivono sull’orlo del nulla, inascoltati dai presenti, inascoltati per i futuri. Eppure, sono sempre loro a salvarci la vita. E gli editori? È finito il tempo della complicità, dei legami inossidabili, dei patti ancestrali (l’ultimo forse è quello di Stefano D’Arrigo con Sua Maestà Mondadori). Ora l’editore vuole fare la grana, vuole il pupazzo da mandare in tivù, cannibalizzato  e sbertucciato. Questo è il mondo, sta a noi farlo esplodere. Certo, sì, poi ci sono sempre gli uomini, i rapporti aurei e le grandi imprese. Cos’è mai, infine, l’editore? Evoca il sogno e l’avventura. E sta sul bordo della trincea con la baionetta puntata nella notte, il fiato della lama che barbaglia come un satellite. Sempre stato così, credete. E qualche editore-prestigiatore, qualche editore-corsaro, per fortuna esiste ancora. Sarà questo il caso di Mauro Pagliai in Firenze (il catalogo e molte belle e ricche cose le trovate qui: www.mauropagliai.it)? Non sono un astrologo, ma so da che parte gira il mondo. Bene, Pagliai gira dall’altra parte del mondo.Un tempo l’editore nasceva perché aveva qualcosa da dire, e aveva molta voglia di fare. Un annuncio pubblicitario (pubblicitario ...) del marzo 1919 presentava la nuovissima Editrice A. Mondadori così: «la Casa Mondadori intenderà partecipare alle correnti più vive del pensiero e della vita nazionale con un contributo editoriale informato a novità e arditezza». L’editore dovrà spiccare per «compiuta perfezione, per scelta scrupolosa dei criteri informativi, per la gentilezza artistica della veste, e soprattutto pel contenuto ideale e morale» (le informazioni son cavate dal bel volume  Libri e scrittori da collezione. Casi editoriali in un secolo di Mondadori, Isu Università Cattolica, Milano 2007). Parole che mi brillano in cuore. «Novità e arditezza», «contenuto ideale e morale». Con questi presupposti si esplorano mondi ignoti e imprevisti, si costruiscono cattedrali e castelli. Appunto ciò che dovrebbe prefiggersi un editore. Ora, il valzer mi ritorna alle orecchie compulsando i primi due libri della nuova collana  di Mauro Pagliai, che si chiama “Le Ragioni dell’Occidente” (guarda caso, come un mensile ardito e volenteroso capitanato da chi so io...). Le domande che si pone la collana son quelle decisive. «C’è ancora una morale da difendere? Abbiamo ancora un’etica che può distinguere il giusto dall’ingiusto, oppure non esistono più dei saldi e assoluti e assoluti punti di riferimento?». La battaglia è di quelle dure, necessarie, e noi la sponsorizziamo. Anzitutto, premiando Luca Nannipieri, autore di Chiamami ancora amore, «una lettera-urlo contro gli amori usa e getta», di cui riportiamo in cima un brano, che è anche un reportage crudo, crudissimo sulle macerie jugoslave, tra baratri e ferite, che un po’ rimanda a certo giornalismo da esteti  alla Truman Capote, oppure, per gettarci all’oggi, alla William Vollman. Il secondo libro edito (ma in realtà il primo), Conversione (p.332, euro 13,00), è il romanzo di una grossa firma. Rodolfo Doni è scrittore di razza, autore di libri potenti come La doppia vita (Mondadori) e Medjugorje (Mondadori) e Memoria per un figlio (Rusconi). Pagliai comincia a editarne l’intera opera. Nannipieri, che è anche il condottiero della collana, ha già annunciato un paio di libri di spessore: oltre ad un’intervista-saggio con Sergio Givone, sono in programma contributi di Vittorio Sgarbi e di Marco Pannella. Vedremo dove andrà a parare il parapiglia. Diciamo che le basi per ora son buone e salde.
Data recensione: 01/03/2008
Testata Giornalistica: Il Domenicale
Autore: Federico Scardanelli