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La cultura di Prezzolini

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Giuseppe Prezzolini (1882-1982), paziente enciclopedico didatta delle generazioni del primo Novecento, è al centro di questa indagine. Il mitico direttore della «Voce» è analizzato nella sua giovinezza leonardiana di ricercatore dell’impossibile e nella maturità scettica e distante, quando dalla postazione americana sembrò guardare all’Italia con la malinconia fredda di un alchimista dipinto da Dürer. 
Il Fascismo è il convitato di pietra assiso nel cuore del Paese. Tutto il circostante è riferito a questo Moloc violento e petulante, che interviene ovunque, nel giornalismo, nell’organizzazione della cultura, nell’esercizio di ogni lavoro intellettuale, nella rettifica teleologica di ogni autoctona tradizione, convertendoli in opera nazionale e in libro di stato. Prezzolini osserva e sembra non giudicare. Anche il suo sguardo si direbbe di pietra. L’apota in una pagina degli inseparabili Diari ha previsto vent’anni di tirannia, e ora non sa più se gloriarsi dell’azzeccata previsione o disgustarsi del suo esito effettuale. 
Tuttavia il contributo di questo esemplare antiitaliano alla cultura italiana permane essenziale per la rara visione di insieme, la cura e l’attenta ricognizione in ogni settore dell’apprendere e del sapere, la singolare sincronia e convergenza nel suo magistero di idealismo e pragmatismo anglosassone. Il maestro di Prezzolini, Benedetto Croce, occupa la terza casella del volume. Il carteggio con l’italianista tedesco Karl Vossler testimonia fra le tragedie del secolo l’ultimo anelito a un irenico cosmopolitismo della cultura.

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Giuseppe Prezzolini (1882-1982), paziente enciclopedico didatta delle generazioni del primo Novecento, è al centro di questa indagine. Il mitico direttore della «Voce» è analizzato nella sua giovinezza leonardiana di ricercatore dell’impossibile e nella maturità scettica e distante, quando dalla postazione americana sembrò guardare all’Italia con la malinconia fredda di un alchimista dipinto da Dürer. 
Il Fascismo è il convitato di pietra assiso nel cuore del Paese. Tutto il circostante è riferito a questo Moloc violento e petulante, che interviene ovunque, nel giornalismo, nell’organizzazione della cultura, nell’esercizio di ogni lavoro intellettuale, nella rettifica teleologica di ogni autoctona tradizione, convertendoli in opera nazionale e in libro di stato. Prezzolini osserva e sembra non giudicare. Anche il suo sguardo si direbbe di pietra. L’apota in una pagina degli inseparabili Diari ha previsto vent’anni di tirannia, e ora non sa più se gloriarsi dell’azzeccata previsione o disgustarsi del suo esito effettuale. 
Tuttavia il contributo di questo esemplare antiitaliano alla cultura italiana permane essenziale per la rara visione di insieme, la cura e l’attenta ricognizione in ogni settore dell’apprendere e del sapere, la singolare sincronia e convergenza nel suo magistero di idealismo e pragmatismo anglosassone. Il maestro di Prezzolini, Benedetto Croce, occupa la terza casella del volume. Il carteggio con l’italianista tedesco Karl Vossler testimonia fra le tragedie del secolo l’ultimo anelito a un irenico cosmopolitismo della cultura.

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Mauro Pagliai, 2005

Pagine: 204

Caratteristiche: br.

paperback

Formato: 12x17

ISBN: 978-88-8304-851-7

Collana:
Biblioteca del Caffè | Studi e testi di letteratura italiana e straniera, 3

Settore: