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Gino Romiti

Gino Romiti

Allievo di Guglielmo Micheli dall’età di sedici anni, il pittore livornese Gino Romiti, riceve insegnamenti anche da Giovanni Fattori, durante i soggiorni estivi del maestro nella città natale. Nel 1898 partecipa alla Permanente di Milano, mentre prosegue (fino al 1902 circa) la sua formazione nello studio di Micheli, stringendo una forte amicizia con Amedeo Modigliani. Fra gli esponenti più vivaci e attivi del Gruppo Labronico, il suo repertorio tematico è costituito prevalentemente da soggetti ispirati alle pinete dell’Ardenza, ai dintorni di Livorno, a giardini e strade di campagna; mentre l’interesse per il mare lo porta a realizzare singolari opere, raffiguranti il fondo marino. Espone alla Biennale di Venezia del 1903 e del 1912 e negli stessi anni realizza quadri influenzati dalle teorie divisioniste, come "Il sole nel giardino", esposto a Roma all’Internazionale del 1914 e in seguito acquistato dal re Vittorio Emanuele III. Nel 1904 partecipa all’Esposizione Secessionista di Palazzo Corsini a Firenze, insieme a Ghiglia, Lloyd, Vinzio, Nomellini, Galileo Chini, Ludovico Tommasi, De Carolis, Kienerk, Costetti e Ulvi Liegi. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo porta a combattere in Albania, dove esegue piccoli dipinti e numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. Nel 1920 insieme a Baracchini-Caputi, Natali, Romiti, Razzaguta e altri artisti livornesi fonda il "Gruppo Labronico", del quale sarà presidente dal 1943 al 1967. Nel corso degli anni Venti Romiti partecipa attivamente alla vita artistica italiana: nel 1922 è presente alla prima edizione della Primaverile fiorentina, partecipa alle Biennali veneziane del 1924 e 1926 e nel 1927 espone due dipinti all’Ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti a Firenze. Dopo la seconda guerra mondiale vissuta con la famiglia a Montuolo, vicino a Lucca, Romiti prosegue serenamente la propria attività, dipingendo l’amato paesaggio livornese. Nel 1952 espone cinque opere alla Biennale veneziana e, nel 1953, partecipa alla nascita del "Premio Rotonda" di Livorno, promosso da Mario Borgiotti, Nedo Luschi e Renzo Casali.
Allievo di Guglielmo Micheli dall’età di sedici anni, il pittore livornese Gino Romiti, riceve insegnamenti anche da Giovanni Fattori, durante i soggiorni estivi del maestro nella città natale. Nel 1898 partecipa alla Permanente di Milano, mentre prosegue (fino al 1902 circa) la sua formazione nello studio di Micheli, stringendo una forte amicizia con Amedeo Modigliani. Fra gli esponenti più vivaci e attivi del Gruppo Labronico, il suo repertorio tematico è costituito prevalentemente da soggetti ispirati alle pinete dell’Ardenza, ai dintorni di Livorno, a giardini e strade di campagna; mentre l’interesse per il mare lo porta a realizzare singolari opere, raffiguranti il fondo marino. Espone alla Biennale di Venezia del 1903 e del 1912 e negli stessi anni realizza quadri influenzati dalle teorie divisioniste, come "Il sole nel giardino", esposto a Roma all’Internazionale del 1914 e in seguito acquistato dal re Vittorio Emanuele III. Nel 1904 partecipa all’Esposizione Secessionista di Palazzo Corsini a Firenze, insieme a Ghiglia, Lloyd, Vinzio, Nomellini, Galileo Chini, Ludovico Tommasi, De Carolis, Kienerk, Costetti e Ulvi Liegi. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo porta a combattere in Albania, dove esegue piccoli dipinti e numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. Nel 1920 insieme a Baracchini-Caputi, Natali, Romiti, Razzaguta e altri artisti livornesi fonda il "Gruppo Labronico", del quale sarà presidente dal 1943 al 1967. Nel corso degli anni Venti Romiti partecipa attivamente alla vita artistica italiana: nel 1922 è presente alla prima edizione della Primaverile fiorentina, partecipa alle Biennali veneziane del 1924 e 1926 e nel 1927 espone due dipinti all’Ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti a Firenze. Dopo la seconda guerra mondiale vissuta con la famiglia a Montuolo, vicino a Lucca, Romiti prosegue serenamente la propria attività, dipingendo l’amato paesaggio livornese. Nel 1952 espone cinque opere alla Biennale veneziana e, nel 1953, partecipa alla nascita del "Premio Rotonda" di Livorno, promosso da Mario Borgiotti, Nedo Luschi e Renzo Casali.

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