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José Manuel Caballero Bonald

José Manuel Caballero Bonald

Nato a Jerez de la Frontera nel 1926, Caballero Bonald è tra i più rilevanti poeti e narratori spagnoli contemporanei e fin dal primo libro, Las adivinaciones (1952), evidenzia una ricerca della parola esatta attraverso un uso attento e profondo della lingua e sviluppa il tema principale del ‘tempo’ inteso nelle sue multiple sfaccettature. E il tempo appare anche nel titolo della seconda raccolta Memorias de poco tiempo (1954) ove affiora l’incertezza sull’incapacità della parola di fungere da salvatrice per l’uomo, e la parola setssa si fa più ermetica e dosata. Anteo (1956) si caratterizza da accenti più spiccatamente descrittivo-barocchi e Las horas muertas (1959) segna un cambio evidente nell’evoluzione della poetica dell’autore. Nel 1963, con Pliegos de cordel, l’intenzione moralizzatrice lascia spazio all’affiorare dei ricordi di infanzia e del dopoguerra civile che tingono di nostalgia questa breve parentesi sociale del poeta. Tuttavia con Descrédito del héroe (1977) il poeta si ripresenta con una riflessione sulla sua poesia precedente, cui si aggiunge il tono satirico e l’utilizzo dell’elemento mitico. Con Laberinto de fortuna (1984) si ha la riproposizione di certi motivi ricorrenti: l’oblio, la ricostruzione linguistica dell’esperienza passata, il tutto sospinto dall’onda del ritmo. La raccolta che chiude il suo Novecento è il Diario de Argónida (1997), pietra finale capace di riaffrontare le trappole del tempo e della memoria attraverso l’arma del ricordo in grado di riproporre l’esperienza personale di quel secolo. Nel libro più recente, Manual de infractores (2005), l’autore sembra mettere il timbro definitivo ad una poetica maturata in cinquant’anni, fino a raggiungere più solidi obbiettivi umani ed estetici. C’è una “critica della vita e della cultura attraverso una forma di conoscenza della realtà basata sul virulento riscatto della memoria, la passione per il mare, l’eroticità della notte, le trasgressioni morali e la fugacità del tempo”.
Nato a Jerez de la Frontera nel 1926, Caballero Bonald è tra i più rilevanti poeti e narratori spagnoli contemporanei e fin dal primo libro, Las adivinaciones (1952), evidenzia una ricerca della parola esatta attraverso un uso attento e profondo della lingua e sviluppa il tema principale del ‘tempo’ inteso nelle sue multiple sfaccettature. E il tempo appare anche nel titolo della seconda raccolta Memorias de poco tiempo (1954) ove affiora l’incertezza sull’incapacità della parola di fungere da salvatrice per l’uomo, e la parola setssa si fa più ermetica e dosata. Anteo (1956) si caratterizza da accenti più spiccatamente descrittivo-barocchi e Las horas muertas (1959) segna un cambio evidente nell’evoluzione della poetica dell’autore. Nel 1963, con Pliegos de cordel, l’intenzione moralizzatrice lascia spazio all’affiorare dei ricordi di infanzia e del dopoguerra civile che tingono di nostalgia questa breve parentesi sociale del poeta. Tuttavia con Descrédito del héroe (1977) il poeta si ripresenta con una riflessione sulla sua poesia precedente, cui si aggiunge il tono satirico e l’utilizzo dell’elemento mitico. Con Laberinto de fortuna (1984) si ha la riproposizione di certi motivi ricorrenti: l’oblio, la ricostruzione linguistica dell’esperienza passata, il tutto sospinto dall’onda del ritmo. La raccolta che chiude il suo Novecento è il Diario de Argónida (1997), pietra finale capace di riaffrontare le trappole del tempo e della memoria attraverso l’arma del ricordo in grado di riproporre l’esperienza personale di quel secolo. Nel libro più recente, Manual de infractores (2005), l’autore sembra mettere il timbro definitivo ad una poetica maturata in cinquant’anni, fino a raggiungere più solidi obbiettivi umani ed estetici. C’è una “critica della vita e della cultura attraverso una forma di conoscenza della realtà basata sul virulento riscatto della memoria, la passione per il mare, l’eroticità della notte, le trasgressioni morali e la fugacità del tempo”.

Libri scritti da José Manuel Caballero Bonald